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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca San Giuseppe Jato

Rapito e sciolto nell'acido, San Giuseppe Jato ricorda il piccolo Giuseppe Di Matteo

In occasione del XXI anniversario dell'omicidio, l'amministrazione comunale ha svelato la targa commemorativa dedicata al 12enne, ucciso dalla mafia. Tante le iniziative organizzate nel Giardino della Memoria, luogo dell'assassinio, con la collaborazione di Libera Palermo

"A Giuseppe che non ha chiuso gli occhi… perché li ha aperti a noi": è stato questo il titolo delle celebrazioni del XXI anniversario dell'omicidio di Giuseppe Di Matteo, ucciso dalla mafia lì dove sorge oggi il Giardino della Memoria. Studenti, amministratori locali e di Prato, rappresentanti delle associazioni di categoria e delle realtà locali, autorità e forze dell'ordine, volontari ed ex campisti di Estate Liberi si sono ritrovati questa mattina tutti insieme, in contrada Giambascio, in un bene confiscato, per ricordare il piccolo Giuseppe, nell'ambito del programma di iniziative messo a punto da Libera Palermo e dal Comune di San Giuseppe Jato.

"Questa data evoca una delle pagine peggiori della storia della nostra Isola - dice Giovanni Pagano, coordinatore provinciale di 'Libera, Associazioni nomi e numeri contro le mafie' - . Sono più di cento i bambini vittime innocenti delle mafie e ricordare Giuseppe significa anche palesare l'infondatezza di assurdi teoremi su una mafia buona e attenta a non colpire i più piccoli".

"L'11 gennaio di ogni anno per San Giuseppe Jato e la sua comunità si riapre una ferita - dichiara il sindaco di San Giuseppe Jato, Davide Licari - La barbara uccisione di Giuseppe Di Matteo e la drammatica prigionia lunga 779 giorni a cui lo hanno costretto i suoi carnefici, hanno rivelato il vero volto orribile della mafia e svelato anche ai miei concittadini lo spessore criminale dei 'suoi' capimafia di un tempo".

In occasione dell'anniversario è stato inoltre presentato in anteprima nazionale il romanzo "Il giardino della memoria" di Martino Lo Cascio, edito da Mesogea e dedicato al piccolo Giuseppe Di Matteo. "Ritengo una vittoria essere tornati a ricordare Giuseppe nel Giardino della Memoria a lui dedicato, sorto nel casolare dove è stato ucciso - continua il sindaco -. Ciò è stato possibile grazie alla realizzazione della strada di accesso alla struttura negli ultimi anni rimasta impraticabile, i cui lavori saranno ultimati nei prossimi giorni. Un impegno, questo, che l'attuale amministrazione è felicissima di avere mantenuto, che consentirà finalmente le visite delle scolaresche e lo svolgimento di attività e laboratori culturali".

L'impegno dell'amministrazione, insieme a Libera e ad altre associazioni impegnate nel sociale, sottolinea il sindaco, è volto a far nascere da questa storia triste esperienze positive di riscatto per la nostra città e per i suoi cittadini. Ne sono stati alcuni esempi il racconto del progetto 'Chi Semina Racconta' che ha coinvolto dieci donne del nostro territorio e la presenza di una importante delegazione dell'amministrazione di Prato in segno di vicinanza e amicizia alla nostra comunità.

Ieri alle 19 è stata scoperta anche una targa commemorativa del piccolo Giuseppe in piazza Falcone e Borsellino. Presenti alle commemorazioni molti dei familiari delle vittime di mafia, che fanno parte del settore Memoria di Libera, come la famiglia Agostino, Graziella Accetta, mamma di Claudio Domino, Antonio Zangara e Massimo Sole. "Memoria e impegno sono le parole che da più di 20 anni saldano le testimonianze dei familiari delle vittime innocenti di mafia in un grande racconto collettivo", afferma il referente provinciale di Libera per la Memoria, Antonio Zangara.  

Di Matteo a soli 12 anni è stato rapito e dopo 779 giorni di prigionia strangolato e sciolto nell'acido. Oggi più che mai restituire questa storia alla cittadinanza è di straordinaria importanza. 

"Ricordare Giuseppe Di Matteo - dice il sindaco Leoluca Orlando - ancora e sempre un dovere, perché vuol dire ricordare la realtà della barbarie mafiosa e ricordare un bambino che ha testimoniato l'amore per la vita. Quel terribile sacrificio è divenuto negli anni uno dei più importanti simboli della insanabile dicotomia fra cultura mafiosa e cultura della vita, a conferma della falsità di quanti vogliono attribuire ai mafiosi un "codice"  un motivo in più perché quel sacrificio sia da sprone al nostro impegno quotidiano di cittadini e amministratori”. “Abbiamo il dovere – continua Orlando – di non abbassare mai la guardia specie nei confronti di barbare violenze nei confronti dei minori ed è per questo che lo scorso anno l'amministrazione comunale ha voluto rendere omaggio a questo bambino innocente intitolandogli la struttura equestre all'interno del parco della Favorita giusto per il suo amore verso i cavalli”.
 

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