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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Sferracavallo / Via Plauto

"C'è un cliente molesto", carabinieri al Kalandria: ma in manette finisce uno dei soci

A chiamare il 112 è stato lo staff. I militari intervenuti nel locale di Sferracavallo alla fine hanno ammanettato l'amministratore unico Manfredi Lombardo. L'accusa è di oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale. La replica: "Trattato come un delinquente". Video all'interno

Gli impiegati chiedono l'intervento dei carabinieri per fermare un cliente ubriaco che distrubava gli altri avventori, ma il tutto si conclude con l'arresto di uno dei gestori del locale. Serata movimentata ieri sera al Kalandrìa, noto pub di via Plauto a Sferracavallo. In manette con l'accusa di oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale è finito Manfredi Lombardo, amministratore unico della Amistad srl. Stamattina il gip ha convalidato l'arresto e disposto per lui l'obbligo di firma in attesa del processo, fissato per settembre davanti ai giudici della quarta sezione penale. 

A chiamare i carabinieri è stato lo stesso staff del locale dopo che un ragazzo, secondo la versione degli impiegati, aveva disturbato e forse colpito qualche altro cliente. Il giovane sarebbe stato quindi allontanato e portato fuori dal locale e circa mezzora dopo sarebbero arrivati i militari. Che sono andati via con uno dei soci ammanettato in macchina. Fino a qui la versione dei "contendenti" combacia. Su cosa abbia spinto i carabinieri ad arrestare Lombardo le versioni invece sono discordanti.

Il ragazzo allontanato poco prima avrebbe raccontato ai carabinieri di essere stato aggredito dai buttafuori. Nel parapiglia generale i carabinieri si sono rivolti, fra i tanti, a Manfredi Lombardo per chiedere lumi sull'accaduto. Lombardo ha subito respinto ogni accusa facendo presente che i militari avrebbero potuto visionare le immagini riprese dal sistema di videosorveglianza per capire meglio la dinamica dei fatti. Secondo i militari si sarebbe rifiutato di fornire i documenti. Quindi sarebbero volate parole grosse contro i carabinieri del nucleo Radiomobile. Che quindi hanno chiesto a Lombardo di seguirlo in caserma, dove ha passato la notte in attesa della direttissima. 

Sostanzialmente diversa invece la ricostruzione di Lombardo. Affidata a un comunicato. "In occasione di una festa di laurea presso il locale un ospite si è ubriacato oltremisura e ha colpito diversi clienti del locale, motivo per cui lo stesso è stato prontamente bloccato e accompagnato all’uscita. Contestualmente - si legge - davo indicazione a un mio impiegato di chiamare con urgenza il 112 in quanto l’ospite era visibilmente ubriaco e tentava ripetutamente di accedere al locale. Dopo circa mezz’ora intervenivano tre pattuglie dei carabinieri che, al fianco dell’ospite precedentemente allontanato, accusavano la sicurezza del locale e me medesimo di averlo malmenato. Qualificandomi unicamente come amministratore della società ho sin da subito rappresentato ai militari i motivi per cui la persona in questione era stata allontanata, precisando inoltre che avrebbero potuto visionare immediatamente le immagini della videosorveglianza per appurare l’accaduto. In quella circostanza uno dei militari mi ha richiesto un documento identificativo".

"Ho risposto - continua la nota - prontamente che avrei dovuto recuperare qualsiasi genere di documento, mio e della società, dalle carte custodite all’interno del locale. Nel clima di grande nervosismo che si respirava, alimentato anche dagli amici dell’ospite molesto, un altro dei carabinieri mi invitava a seguirlo per chiarire la dinamica dei fatti e lo faceva afferrandomi con impeto per un polso utilizzando una mossa tipica del ju-jitsu, tirandomi per il braccio e storcendolo. Mi sono divincolato facendo presente che fossi un imprenditore che stava lavorando per all’interno della propria azienda e non un criminale colto in flagranza di reato. I toni si sono ulteriormente accesi e sono stati spinto e tirato dallo stesso operatore che mi strattonava per la camicia. Ritengo che non sia possibile, nel 2018 e in una società civile, subire violazioni corporali da parte delle forze dell’ordine, motivo per cui ho reagito urlando che non fosse tollerabile un tale abuso di potere, per altro di fronte all’evidenza che noi stessi avevamo richiesto l’intervento delle forze dell’ordine per riportare un clima di serenità e legalità. Immediatamente dopo venivo ammanettato e portato in strada, per poi salire su un’auto di servizio che mi ha condotto in caserma".

"Evito di riferire quanto accaduto durante questa lunga notte perché potrebbe essere una parte delicata del processo che si instaurerà. Concludo dicendo che intendo immediatamente cedere l’attività e il locale perché ritengo che in questa città non ci siano le condizioni per operare serenamente, dare lavoro e costruire un’attività imprenditoriale in maniera sana. Già l’anno passato ho dovuto querelare il corpo della polizia municipale perché alcuni suoi agenti hanno a mio avviso distorto completamente ciò che successe nel settembre 2017 in occasione di alcuni controlli. Ho vissuto in questa città stando sempre dalla parte della legalità senza mai tirarmi indietro davanti alle difficoltà, ma dopo questa notte penso che manchino gli elementi minimi di fiducia per pensare di costruire qualcosa qui a Palermo. I capi d’accusa a me contestati sono frutto di quanto verbalizzato dai carabinieri rispetto alle frasi da me pronunciato a seguito dell’ammanettamento. Sfido chiunque a trovarsi in una situazione così delicata, per di più quando stai lavorando, e mantenere la calma di fronte a quello che reputo un assoluto abuso di potere. Per il giudice era un atto dovuto - conclude Lombardo - di fronte alle dichiarazioni dei carabinieri, convalidare l’arresto ma sono convinto che nell’ambito del processo tutto sarà chiarito anche grazi al contributo che io stesso fornirò agli inquirenti".

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