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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Lo Stato "premia" Riina junior e gli regala un permesso

Prima uscita dalla casa lavoro per buona condotta. L’avvocato: "Salvatore ha superato i problemi di droga, dimostrando di aver imparato dai propri errori e di essere pronto a tornare libero"

Lo Stato premia Giuseppe Salvatore Riina, “Salvo”, il figlio del Capo dei Capi, e gli concede un permesso premio per buona condotta. Il rampollo del boss corleonese che per cinque anni aveva vissuto a Padova in regime di sorveglianza speciale, dopo aver scontato una condanna per associazione mafiosa, può così allonanarsi per la prima volta dalla casa lavoro.

Lo scorso novembre le forze dell'ordine avevano scoperto che la mattina collaborava con una cooperativa e la sera frequentava pregiudicati e tossici. In quella occasione gli erano stati revocati i benefici della sorveglianza speciale ed era stato spedito in una casa lavoro, a Vasto, in provincia di Chieti, dove è recluso da quasi nove mesi.

Come si legge sul Corriere della sera, Riina jr adesso ha ottenuto dal giudice la possibilità di trascorrere una giornata fuori dalla struttura detentiva. “Le sue prime 24 ore di libertà le ha quindi consumate di una comunità della zona, per poi tornare regolarmente nella casa-lavoro”, scrive il quotidiano. Ma sarebbe solo il primo passo. "A settembre presenterò una richiesta di revoca della misura - assicura al Corriere il suo avvocato, Francesca Casarotto - proprio perché, con il comportamento tenuto in questi mesi, Salvatore ha dimostrato di aver imparato dai propri errori e di essere pronto a tornare libero". "Salvo ha superato i problemi di droga - continua l'avvocato - e il suo comportamento è stato irreprensibile. Per questo nelle scorse settimane ha potuto godere del primo permesso premio".

Difficilmente il figlio di Totò Riina tornerà a Padova e neppure a Corleone. "Non tornerà a vivere in Veneto - dice il difensore - e neppure in Sicilia. Più probabilmente, se dovesse ottenere la revoca della misura, si ricostruirà un futuro nell’Italia centrale".

Salvo Riina si era trasferito a Padova 7 anni fa dopo aver finito di scontare la condanna a otto anni per associazione mafiosa. Con degli obblighi: divieto assoluto di frequentare pregiudicati, di uscire e vedere nessuno di notte (precisamente dalle 10 di sera alle 7 del mattino) e non  varcare i confini della città di Padova. Fino allo scorso novembre era stato ospite in un appartamento dell’associazione "Noi famiglie contro l’emarginazione". Proprio in questo appartamento nove mesi fa erano piombati gli uomini della Mobile di Venezia seguendo le mosse di una banda dedicata a spaccio di droga e banconote false. 

Nel rapporto di polizia su Riina junior si parlò di uno stile di vita che dimostrava "un elevato disvalore sociale" e "un palese disinteresse nei confronti delle prescrizioni impostegli". La squadra mobile di Venezia seguendo i suoi spostamenti dal settembre del 2016 al giugno del 2017, scoprì che "Salvuccio" avrebbe incontrato dei pregiudicati uscendo di casa fuori dagli orari stabiliti. Ad incastrarlo le telecamere di sorveglianza poste nelle vicinanze dell’abitazione padovana. Sono stati quindi documentati numerosi incontri con pregiudicati con precedenti per droga dai quali ha acquistato dosi di cocaina. Da qui la richiesta di revocargli la libertà vigiliata e spedirlo in una casa lavoro.

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