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Barche, auto di lusso e case con soldi riciclati: sequestrati i beni di due promotori finanziari

La finanza ha messo i sigilli a un patrimonio di 2 milioni di euro. I due sono accusati del "riciclaggio dei proventi derivanti dall'evasione fiscale commessa nell'esercizio di attività di compravendita immobiliare"

Beni per due milioni di euro sono stati sequestrati dai finanzieri del nucleo speciale di polizia valutaria a due promotori finanziari, i fratelli Giuseppe e Gennaro Gargiulo. Secondo gli investigatori "avevano predisposto un 'sistema' atto a consentire il riciclaggio dei proventi derivanti dall’evasione fiscale commessa, nello specifico, nell’esercizio di attività di compravendita immobiliare". Coinvolto anche un imprenditore di Carini, Giuseppe Altadonna, della Carini costruzioni srl.

L'operazione è stata denominata "Pecunia Olet". Il decreto di sequestro preventivo è stato emesso dal gip Nicola Aiello e riguarda: denaro depositato presso istituti di credito per più di un milione di euro, un’imbarcazione del valore di circa 320 mila euro, due appartamenti in città per un valore complessivo di 341 mila euro e quattro autovetture, tra cui una Porsche Cayenne e una Range Rover Sport, per un valore complessivo di 112 mila euro.

Secondo gli accertamenti svolti dalla guardia di finanza "parte dei proventi delle vendite immobiliari, percepiti in nero, venivano investiti in strumenti finanziari (fondi comuni e polizze ramo vita) per il tramite di un intermediario che gestiva i fondi degli imprenditori edili. In particolare, muovendosi nelle pieghe di una delibera Consob – regolamento intermediari – che prevede fra le modalità di ricevimento delle provviste da investire anche l’utilizzo di assegni circolari intestati direttamente all’intermediario presso cui si effettua l’investimento - i promotori finanziari avrebbero escogitato un meccanismo di schermatura sofisticato che non consentiva la diretta tracciabilità dei fondi dei reali beneficiari. Quest’ultimo consentiva agli evasori fiscali anche di ottenere linee di credito garantite da pegno su titoli nonché di rientrare in possesso dei denari riciclati al termine della fase di ripulitura”.

Le indagini hanno trovato riscontro oltre che dalla ricostruzione dei flussi finanziari anche dalle dichiarazioni rese da molti acquirenti di immobili, i quali avrebbero confermato di aver versato la quota in nero. Già l'anno scorso, spiegano dalla guardia di finanza, erano state effettuate delle perquisizioni presso banca Generali, che dopo la visita dei "baschi verdi" ha collaborato e interrotto il rapporto lavorativo coi due promotori. Questi ultimi provenivano dal Monte dei Paschi di Siena e sarebbero andati via, allettati forse da provviggioni più alte, portandosi un ingente portafoglio clienti.

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