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Cronaca

Ricerca su virus dell'epatite B, lo studio che coinvolge l'Università di Palermo

Lo studio è stato da poco pubblicato sulla prestigiosa rivista mensile Gut, della British Society of Gastroenterology

Uno studio al quale ha collaborato l'università di Palermo sull'epatite B è stato da poco pubblicato sulla prestigiosa rivista Gut, della British Society of Gastroenterology. Lo studio, a cui ha partecipato la professoressa Grazia Cottone del dipartimento di Fisica e Chimica-Emilio Segrè, è stato svolto in collaborazione con un team di ricercatori del Centro di Ricerca sul Cancro di Lione (CRCL) sotto la guida della dottoressa Francesca Guerrieri, appartenente all’Unità di Ricerca su “Epigenetic and Epigenomics of Hepatocellular Carcinoma” diretta dal prof Massimo Levrero, e con la dottoressa Letizia Chiodo dell’Università Campus Bio-Medico di Roma.

Questo il nome dello studio: “Hepatitis B protein HBx binds the DLEU2 lncRNA to sustain cccDNA and host cancer-related gene transcription”. "L’infezione da virus dell’epatite B (Hbv) rappresenta uno dei maggiori problemi di salute a livello mondiale, con circa 400 milioni di persone infettate in modo cronico e con un numero crescente di nuovi casi ogni anno - spiegano dall'università palermitana -. L’HBV nel tempo correla con danni epatici che possono evolvere prima in cirrosi e poi nello sviluppo di un cancro epatico. Questo studio indaga come l’onco-proteina virale HBx interagisca con un Rna non-codificante (Dleu2), che risulta sovraespresso in epatociti primari infettati dal virus dell’epatite B ed in pazienti affetti da epatocarcinoma correlato con Hbv. Lo studio è stato condotto combinando metodiche di biologia molecolare, biochimica e modeling dell’interazione tra proteine ed RNA e ha portato alla scoperta che l’Rna Dleu2 lega direttamente la proteina virale HBx e l'enzima Ezh2, responsabile della metilazione del Dna della cellula. Il modeling computazionale, di cui si è occupata Grazia Cottone insieme a Letizia Chiodo, fornisce risultati compatibili con la formazione di un complesso ternario DLEU2-¬EZH2-¬HBx che può influire sulla funzione di EZH2 aumentando così la trascrizione e la replicazione del virus. I risultati computazionali, confermati dai dati biochimici e biologici, hanno anche aiutato nell’interpretazione e nella costruzione del modello biologico sottostante".

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