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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Fiumi di droga per le strade del Borgo, smantellata rete di spaccio: 18 arresti

Centinaia le vendite di marijuana e hashish documentate nel corso delle indagini condotte dai poliziotti del Commissariato Centro. Ricostruita l'intera struttura verticistica dell'organizzazione, dai grossisti ai pusher passando per i rifornitori. A gestire lo smercio due coppie di coniugi

Almeno dal 2017 smerciavano fiumi di marijuana e hashish per le strade del Borgo. Smantellata una capillare rete dello spaccio, attiva nel quartiere. Diciotto i soggetti arrestati nel corso dell’operazione “Push Away” condotta dai poliziotti del Commissariato Centro questa mattina, con il coordinamento della Squadra Mobile di Palermo. Ventitrè in tutto le misure cautelari eseguite ed emesse dal Gip del Tribunale di Palermo. Nel dettaglio sono stati disposti i domiciliari per dieci persone, la custodia cautelare in carcere per otto persone e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per cinque persone.

Sono accusati, a vario titolo, del reato di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, produzione, traffico e detenzione di stupefacenti. Centinaia le vendite di droga documentate nel corso delle indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica - Direzione distrettuale antimafia. Ai raggi x la vita di alcune zone del quartiere, dove, con allarmante semplicità, era possibile reperire stupefacente su strada.

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Le investigazioni hanno consentito di delineare l’esistenza di un’associazione a delinquere di spacciatori, composta da tre livelli verticistici e tra loro comunicanti, strumentali al funzionamento della stessa, che operavano sotto la protezione della famiglia mafiosa del Borgo: collettori con grossisti, confezionatori/rifornitori di pusher e pusher. Oltre ad essersi spartiti rigorosamente i ruoli, dalle indagini è emerso che i membri della rete utilizzavano una cassa comune, un linguaggio in codice per chiamare la droga e l’esistenza di regole e indicazioni per chi “sgarrava”. A gestire lo smercio di droga due coppie di coniugi. Fondamentale il ruolo assunto dalle mogli: “ragionierie” dell’associazione, deputate alla “logistica” e, all’occorrenza, capaci di “bonificare” velocemente le case in vista di un controllo delle forze dell’ordine. Le famiglie, per trasportare la droga, utilizzavano anche minorenni.

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I primi due livelli dello spaccio erano gestiti da due coppie di insospettabili coniugi. Si tratta di Antonino Miceli e Giuseppa Tantillo, coadiuvati dalla figlia Sebastiana Miceli, e Francesco Madonia con la moglie Domenica Ragusa: dai loro appartamenti facevano partire carichi di hashish e marijuana, poi smerciati dai pusher di piazza Alfano. "Dai servizi di osservazione, pedinamenti e controlli è stato accertato - spiegano dalla Questura - che i coniugi Madonia-Ragusa hanno custodito nella loro casa hashish e marijuana che poi suddividevano in dosi, avvalendosi anche di alcuni giovani sodali, e consegnavano ai pusher per la cessione in piazza".

All’interno dei due nuclei familiari, le mogli gestivano la contabilità dell’associazione, fornivano indicazioni sulle modalità di trasporto della droga e sostituivano addirittura i mariti quando questi, per impedimenti oggettivi, non potevano occuparsi della gestione sul campo dell’attività di spaccio. A rifornire i coniugi era Marco Trapani, che faceva anche da tramite con i fornitori. Le redini dello spaccio all’ingrosso sono passate a Marco Trapani e al fratello Giovanni, a Maurizio Fecarotta e a Davide Melignano nel 2018, anno in cui Antonino Miceli viene arrestato. "Davide Melignano, in particolare - spiegano dalla Questura - sollecitava la riscossione dei crediti derivanti dalla vendita dello stupefacente ai coniugi Miceli-Tantillo ai fratelli Trapani e a Fecarotta senza mai parlare direttamente al telefono con i singoli pusher".

Il ruolo dei coniugi Giovanni Tantillo (fratello di Giuseppa) e Giuseppina La Barbera era anche quello di rifornire di panetti di hashish Antonino Miceli e Giuseppa Tantillo nei momenti in cui avevano carenza di rifornimenti. Infine, dalle indagini sarebbe stato appurato che in più occasioni anche Giovanna Madonia (sorella di Francesco) si sia occupata del trasporto dello stupefacente avvalendosi anche di minorenni del nucleo familiare.

Articolo modificato il 28 settembre 2019 alle ore 11.10

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