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Cronaca Piazza dell'Origlione

San Giovanni Origlione, chiesa chiusa da anni: musulmani lavoreranno al restauro

Dieci migranti, tutti richiedenti asilo, verranno assunti da un'azienda che sarà selezionata dalla Sovrintendenza con una borsa lavoro. Così uno di loro: "Tanti palermitani sono disoccupati, malgrado ciò ci state aiutando"

Avviare al restauro un bene monumentale oggi chiuso e favorire l'inserimento socio-lavorativo di un gruppo di richiedenti asilo. E' quanto prevede un protocollo d'intesa firmato da Prefettura, Arcidiocesi, Sovrintendenza ai Beni Culturali della Regione Siciliana, Italia Nostra e cooperativa sociale "La Fenice" di Piana degli Albanesi, che ha l'obiettivo di promuovere il recupero della chiesa di San Giovanni dell'Origlione, a Ballarò, di proprietà del Fondo edifici di culto (Fec) del ministero dell'Interno.

Un progetto pilota in cui verranno coinvolti dieci cittadini extracomunitari, con regolare permesso di soggiorno per motivi umanitari, attualmente ospitati in tre strutture di seconda accoglienza della provincia di Palermo. I migranti si occuperanno degli interventi di pulitura e sistemazione delle finestre, dei pluviali esterni della chiesa: causa principale delle infiltrazioni che compromettono anche una porzione dell'affresco "Il trionfo di Davide", rinvenuto durante precedenti lavori di manutenzione e attribuito all'artista Pietro Novelli.

Prima però i futuri operai seguiranno un percorso teorico di preparazione. In seguito verranno assunti con una borsa lavoro da un'azienda che sarà selezionata dalla Sovrintendenza, nella qualità di stazione appaltante del project work: misura di orientamento formativo ed al lavoro tra le finalità del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar). L'iniziativa verrà portata avanti grazie a 16mila euro messi a disposizione dal Fec, più le borse lavoro per i migranti finaziate dallo Sprar. Italia Nostra Palermo, invece, ha già avviato un'apposita raccolta fondi per reperire le risorse necessarie al restauro dell'affresco di Novelli. 

"Si tratta di un progetto che è un po' una visione - ha detto il prefetto Antonella De Miro -. La formazione professionale e l'avviamento al lavoro dei richiedenti asilo sono dei passi fondamentali nel processo d'integrazione: questa è la ragione che ci ha spinto a promuovere il project work. Abbiamo scelto una chiesa chiusa al pubblico, un gioiello del '600, che speriamo presto possa essere restituito alla città". Sulla stessa scia la sovrintendente Maria Elena Volpes, che ha aggiunto: "Recuperare un bene attraverso dei giovani che si integrano nella nostra società è il modo migliore per accoglierli". Secondo padre Giuseppe Bucaro, direttore dell’ufficio Beni culturali della Curia (che ha in comodato d'uso la chiesa), inoltre, "questo progetto è un modello da replicare. Siamo ben felici di collaborare con il ministero dell'Interno". 

Bari Suleiman (Guinea, classe '78), Fatty Mohammad (Gambia, classe '98) e Kongira Salifu (Gambia, classe '97) sono tre dei dieci richiedenti asilo che lavoreranno nella chiesa di San Giovanni dell'Origlione. Oggi in Prefettura erano accompagnati da Valentina Petralia, della cooperativa sociale "La Fenice", che ha sottolineato "il valore umano del progetto". Così uno dei tre ragazzi ha voluto ringraziare i palermitani: "Tanti di voi sono disoccupati. Malgrado ciò ci state aiutando a inserirci nel mondo del lavoro".

Parole che testimoniano la volontà d'integrazione attraverso un'attività concreta, che vedrà giovani musulmani contribuire al restauro di una chiesa cattolica. Restauro in cui sarà impegnata anche Italia Nostra, che ha promosso il recupero de "Il trionfo di Davide". "I lavori - spiega il presidente della sezione di Palermo Piero Longo - saranno affidati al maestro Mauro Sebastianelli. Abbiamo già raccolto 5mila euro, ne serviranno in totale 15mila euro. Lanciamo un appello a tutti quanti vogliano sostenere questa iniziativa".

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