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Cronaca

Reset, frenata sull'aumento delle ore di lavoro: scatta la protesta dei sindacati

Manifestazione a Palazzo delle Aquile. In base ad un accordo siglato lo scorso novembre tra Comune, azienda e parti sociali il rinnovo al rialzo dei contratti sarebbe dovuto scattare ad aprile. Flauto (Uiltucs): "Impegni non mantenuti". Amella (M5S): "Il sindaco illude i lavoratori"

Comune e Reset tirano il freno a mano sull'incremento delle ore lavorative (da 34 a 36 settimanali) per i dipendenti della partecipata: scatta la protesta dei sindacati, che oggi hanno organizzato un sit-in davanti a Palazzo delle Aquile. In base ad un accordo sottoscritto lo scorso mese di novembre tra Comune, azienda e parti sociali, il rinnovo al rialzo dei contratti per i dipendenti Reset sarebbe dovuto scattare ad aprile.

La Uiltucs, per voce del segretario regionale Marianna Flauto, spiega che "i rappresentanti sindacali sono stati ricevuti dal vicesindaco Sergio Marino, il quale si è impegnato incontrarsi con il presidente della Reset per trovare una soluzione alle richieste avanzate. Lo stesso Marino ha ribadito che per potere dare risposte certe si dovrà aspettare il bilancio del Comune che dovrà essere approvato entro maggio". L'accordo di novembre prevedeva l'aumento progressivo delle ore fino al full time.

"Gli impegni non sono stati mantenuti" sottolinea la Uiltucs assieme a Filcams Cgil, Asia e Cisal. Per i sindacati sono "inaccettabili i continui rinvii che da anni subiscono i lavoratori Reset. Chiediamo il mantenimento degli impegni assunti con l'accordo del 2014 e con quello del novembre 2017. Quest'ultimo prevedeva l’aumento dell’orario contrattuale a 36 ore settimanali di tutti i lavoratori, l’attivazione del buono pasto giornaliero e della welfare-card. Stiamo valutando la possibilità di intraprendere altre azioni unitarie per trovare soluzioni concrete alla vertenza".

Ad oggi quindi non ci sono risorse ancora finanziarie certe per aumentare le ore di lavoro e conseguementemente per corrispondere una busta paga più sostanziosa alle maestranze della Reset, la società consortile nata dalle "ceneri" di Gesip. Il piano industriale della Reset nel triennio 2018-2020 risulta essere redatto su un volume di ricavi pari a 42,8 milioni di euro, così suddivisi: 33 milioni derivanti dal contratto di servizio con il Comune di Palermo; 2,8 milioni per ricavi da servizi erogati ad altre società (Amap, Amat e Rap) e altri 7 milioni per servizi extra contratto di servizio (frutto di finanziamenti relativi al Patto per il Sud).

"Peccato però che i ricavi previsti non siano stati ancora contrattualizzati - spiega Concetta Amella, consigliere del M5S - motivo per cui il piano industriale della Reset è stato bocciato dal collegio dei revisori dei conti. Le richieste dei lavoratori Reset sarebbero del tutto legittime in presenza di un bilancio che ne consentisse la debita soddisfazione. Tuttavia, lo stato delle cose non consente di fatto di garantire tale aumento delle ore lavorative, pena il totale dissesto finanziario della società. Sarebbe il caso che il sindaco Orlando, una volta e per tutte, la finisse di fare proclami che non possono tradursi in fatti concreti, illudendo lavoratori e cittadini".

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