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Cronaca

Bidello di giorno, rapinatore la notte: assalti in divisa, cinque arresti

Una banda che pianificava i colpi nei minimi dettagli e studiava, con appostamenti e pedinamenti, le abitudini delle vittime. Tra le persone finite in manette anche Luigi Verdone, bidello nella scuola Sciascia dello Zen. Tutti i retroscena dell'operazione "Fake faces"

Di giorno faceva il bidello alla scuola Sciascia, allo Zen. Di notte indossava una (finta) divisa da finanziere e andava a rapinare ricchi commercianti. Luigi Verdone, 45 anni, è tra i 5 che sono stati arrestati stamattina dagli uomini della squadra Mobile di Palermo nell’ambito dell’operazione “Fake faces”. Una banda di rapinatori professionisti che pianificava tutto nei minimi dettagli. Insieme a Verdone sono finiti in manette: Giovanni Beone, 50 anni; Giuseppe Marrone, 51 anni; Antonio Patti, 58 anni e Giuseppe Vittorio Amato, 51 anni, nato a San Severo (Foggia), ma residente a Palermo. I provvedimenti sono stati firmati dal gip, Petrucci, su richiesta della Procura della Repubblica.

L’indagine è scaturita da un’intuizione dei poliziotti della sezione Antirapina. Che avevano capito che dietro ad alcuni colpi, messi a segno tra il maggio del 2012 e marzo 2013, ci fosse un consolidato gruppo criminale. “E’ stato un lavoro d’indagine minuzioso – ha spiegato il capo della sezione Antirapine Silvia Como – che nel suo corso ha avuto anche brusche frenate per via dell’attenzione che i malviventi avevano nel pianificare la loro attività”. Almeno tre le rapine sventate. (GUARDA IL VIDEO)

Finti finanzieri, le foto degli arrestati

IL MURATORE E "L'ORBO" - Beone, unico già in carcere perché arrestato nell’operazione antimafia Apocalisse, è ritenuto il capo della banda. Poi c’è Verdone, detto “il muratore” perché esperto in buchi nelle pareti, mentre Antonio Patti, elettricista, era soprannominato “l’orbo” per via di un difetto all’occhio. “Non si tratta di giovincelli alle prime armi – aggiunge Como – ma di criminali con esperienza già pluripregiudicati”. I 5 pianificavano i colpi con mesi di anticipo, con appostamenti e pedinamenti alle vittime. Sapevano a che ora uscivano da casa, chi andava a fare la spesa, chi accompagnava i bambini a scuola. Poi sceglievano la sera giusta e piombavano in casa delle vittime vestiti da finanzieri. Avevano tutto l’occorrente: pettorine, tesserini falsi, palette, pistole, manette e perfino i lampeggianti.

Silvia Como-2TERRORE A MONDELLO - Secondo gli investigatori sono stati loro a terrorizzare il 21 maggio 2012 la famiglia Taormina, commercianti nel settore della carne. In quell’episodio in 10 persone arrivarono nella loro villa a Mondello e per 2 ore tennero sequestrati gli abitanti, tra cui donne e bambini. Per poi andare via con un bottino di circa 200 mila euro in gioielli. “Abbiamo appurato – spiega ancora la Como (nella foto a destra) – che usavano una rete di cellullari ‘ufficiale’ e poi una ‘riservata’ con schede intestate a prestanomi attraverso la quale parlavano in codice. Ma erano molto scaltri, bastava un pedinamento sbagliato da parte nostra che subito cambiavano schede e ci toccava partire dall’inizio”.

RAPINE A TRAPANI - La seconda rapina, ricostruita dagli inquirenti, è stata messa a segno il 6 dicembre 2012 a Trapani. In quattro, sempre travestiti da finanzieri, si sono presentati a casa di un pensionato con la scusa di dovere eseguire una perquisizione. Conquistato l’ingresso, l’anziano e la sua badante sono stati trattenuti in una stanza da uno dei malviventi, mentre i complici hanno rovistato nella restante parte della casa in cerca di preziosi e contanti. Quel colpo fruttò 5.000 euro in contanti, oltre che numerosi monili. Le due rapine si aggiungono all’altra compiuta sempre a Trapani il 15 marzo 2013 ai danni di un commerciante. Anche in quel caso, con lo stesso modus operandi, i cinque avevano simulato di essere appartenenti alla guardia di finanza. I cinque colti in flagranza di reato dai poliziotti sono stati bloccati e arrestati.

NON APRITE QUELLA PORTA - "Le rapine in casa sono sempre più frequenti - ha aggiunto il procuratore aggiunto Maurizio Scalia - pertanto noi consigliamo alle famiglie la massima prudenza: non aprire le porte degli appartamenti soprattutto la notte e chiamare i numeri delle forze dell'ordine per accertarsi che si tratti di una reale perquisizione".

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