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Cronaca Terrasini

La rapina e l'omicidio dell'anziano a Terrasini, le confessioni al gip: "L'abbiamo visto morire"

Tre degli arrestati per il delitto di Mike Nepa, avvenuto il 9 settembre, rispondono alle domande durante gli interrogatori: "Dovevamo fare solo un furto, non dovevamo ucciderlo, ma lui si è spaventato". Si sarebbero spartiti poco più di 10 mila euro. L'altro indagato, Donald Cucchiara Di Leo, sceglie il silenzio

Soltanto uno, Donald Cucchiara Di Leo, ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere davanti al giudice mentre gli altri tre arrestati – Francesco Lo Piccolo, Gaspare Polizzi e Dario La Perna - per la rapina e l’omicidio di Mike Nepa, avvenuti a Terrasini il 9 settembre, hanno invece fornito una loro versione dei fatti e anche confessato. “L’abbiamo visto morire”, ha raccontato per esempio Polizzi, difeso dall’avvocato Umberto Seminara, mentre Lo Piccolo (assistito dall’avvocato Paolo Grillo) ha sostenuto di aver partecipato al furto, ma che non ci sarebbe stata alcuna intenzione di ammazzare l’anziano.

Ai quattro i carabinieri – coordinati dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dai sostituti Giulia Beux e Luisa Bettiol – sono arrivati dopo diversi mesi di indagini e grazie ad una fonte confidenziale. Contro di loro non ci sarebbero solo intercettazioni e tabulati telefonici, ma anche tracce di dna trovate nell’abitazione di via Venezia dove viveva Nepa.

Polizzi ha spiegato al giudice che avrebbe appreso del “colpo da 500 mila euro” il giorno stesso della rapina, che sarebbe stata organizzata da Cucchiara. Questi, peraltro, avrebbe detto agli altri che in quella casa viveva una persona sui 45 anni, robusta, e invece, a sorpresa – sostiene Polizzi – si sarebbero ritrovati in piena notte con l’anziano che dormiva nel suo letto. Appena la vittima li avrebbe visti, così ha spiegato Polizzi al gip Marco Gaeta, Nepa si sarebbe spaventato e si sarebbe sentito anche molto male. Lo avrebbero legato al letto e purtroppo “lo abbiamo visto morire”.

Omicidio Nepa, le foto degli arrestati

L’indagato avrebbe anche indicato i nomi di alcuni complici, tra cui una donna, che sarebbe stata al corrente di tutta l’operazione perché sarebbe stata l’amante di Cucchiara. Ma avrebbe anche parlato di altre persone, nella cui abitazione, non lontana da via Venezia, la banda si sarebbe spartito il bottino. Diecimila euro circa, secondo l’indagato, che avrebbe avuto diritto a 1.800 euro. Polizzi avrebbe però aggiunto di essere convinto che il resto dei soldi sarebbe stato sottratto da Cucchiara.

Secondo la Procura, in una cassapanca, l’anziano - che sarebbe stato noto per essere stato un usuraio - avrebbe custodito più di 300 mila euro, ma anche gioielli e altri oggetti preziosi. Un bottino che non è stato però ritrovato.

Anche Lo Piccolo ha confessato, spiegando di aver agito per le difficoltà economiche che attanagliano la sua famiglia e che si sarebbe parlato di un furto, non certo di commettere un omicidio. In un’intercettazione era proprio lui a raccontare la morte dell’anziano e durante l’interrogatorio ha anche spiegato le sue parole, sostenendo che avrebbe detto agli altri di lasciare respirare la vittima perché si sarebbe accorto che stava male. L'indagato ha comunque escluso la partecipazione di una donna al colpo.

Infine anche Dario La Perna, difeso dall'avvocato Giuseppe Brancato, ha risposto alle domande del giudice e avrebbe ammesso le sue responsabilità. Sua sarebbe, secondo la Procura, la Golf grigia che la banda avrebbe utilizzato per la rapina finita male e che sarebbe stata anche inquadrata da due telecamere la notte del 9 settembre. L'unico ad essere rimasto in silenzio davanti al gip è stato Cucchiara, assistito dall'avvocato Umberto Coppola.

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