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Cronaca

Altro che soluzione, il caso della prof sospesa approda nelle aule giudiziarie

Rosa Maria Dell'Aria era stata "fermata" per 15 giorni, con stipendio dimezzato, per non aver vigilato sul lavoro svolto da alcuni suoi alunni. Il procedimento di conciliazione a cui lavorava il ministero prevedeva la dichiarazione di illegittimità della sanzione, che sarebbe stata quindi revocata

Un caso che non conosce fine. Approda nelle aule giudiziarie il caso di Rosa Maria Dell'Aria, la prof di italiano dell'Iti Vittorio Emanuele III sospesa per 15 giorni, con stipendio dimezzato, per non aver vigilato sul lavoro svolto da alcuni suoi alunni. I legali della docente, Alessandro Luna e Fabrizio La Rosa, depositeranno domani mattina alla sezione Lavoro del Tribunale di Palermo il ricorso contro la sanzione imposta alla docente con 40 anni di carriera alle spalle per un video prodotto da alcuni studenti in occasione della Giornata della memoria.

"Siamo costretti a farlo, non c'è altra via d'uscita - dice all'Adnkronos Luna, che è anche figlio dell'insegnante -. La soluzione extragiudiziale non è perseguibile". Nelle scorse settimane al termine di un incontro con i funzionari del Miur, infatti, era stata annunciata una "soluzione giuridicamente valida per far dichiarare illegittima la sanzione disciplinare e privarla di tutti i suoi effetti giuridici".

Adesso a distanza di qualche giorno la fumata nera. Il procedimento di conciliazione a cui lavorava il ministero prevedeva la dichiarazione di illegittimità della sanzione, che sarebbe stata quindi revocata. Ma i tecnici del Miur proponevano l'esclusione dal procedimento del dottor Anello, in quanto non responsabile dell'Ufficio scolastico regionale, attualmente senza un capo dopo che la direttrice Maria Luisa Altomonte è andata in pensione. "Per noi Marco Anello è il vicario della dirigenza regionale e, quindi, non può essere escluso" dice l'avvocato.

Nel ricorso, lungo una quarantina di pagine che approfondisce la memoria difensiva depositata in seno al procedimento disciplinare, si sottolinea l'illegittimità della sanzione che viola gli articoli della Costituzione, la Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza e la stessa Dichiarazione sui diritti dell'uomo.

"Siamo rammaricati perché con il giudizio si allungano i tempi della soluzione - dice Luna - la prima udienza non sarà prima di sei mesi, ma il ricorso è assolutamente fondato e arriveremo alla revoca della sanzione. Credo che sarebbe piaciuto a tutti, ministero compreso, arrivare a una soluzione celere della vicenda, ma ci siamo resi conto dell'impercorribilità della strada individuata".

Adesso la prof, che lo scorso 27 maggio dopo aver scontato per intero la 'punizione' è tornata a scuola, chiede un risarcimento economico di 10mila euro "o nella minore o maggiore misura che il giudice riterrà equo" per danno all'immagine e alla reputazione professionale.

"Purtroppo, accanto alla grande solidarietà ricevuta da mia madre - spiega il figlio - ci sono stati anche articoli di giornale e commenti sui social offensivi, persino qualche velata minaccia". L'unica soluzione possibile per scongiurare il ricorso alle aule di giustizia? "Che a riconoscere l'illegittimità della sanzione sia il dottor Anello, direttore dell'Usr e gerarchicamente sovraordinato all'ufficio che ha emesso la sanzione - conclude il legale -. Una situazione pirandelliana, perché la persona che dovrebbe revocare il provvedimento è la stessa che lo ha emesso".

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