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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Caso baby squillo, arrivano le condanne: nove anni a Nicolicchia

Emessa la sentenza di primo grado sull'inchiesta nata dall'arresto, a marzo 2016, del 31enne accusato di aver fatto prostituire l'ex fidanzata allora minorenne. Nei guai anche un assistente capo di polizia, avvocati e altri professionisti

Caso baby squillo, arriva la sentenza di primo grado. Il giudice Walter Turturici ha condannato a 9 anni Dario Nicolicchia, arrestato nel marzo 2016 con l’accusa di aver fatto prostituire l’ex fidanzata minorenne, conosciuta nel giro come Naomi. Per lei è la madre, difese dall’avvocato Antonino Palazzotto, è stata disposta una provvisionale, rispettivamente da trenta e ventimila euro. All'operaio 31enne è stato imposto per un anno il divieto di avvicinamento a luoghi frequentati da minori.

Nella stessa sentenza il giudice ha condannato a tre anni e mezzo l’ispettore capo della polizia Dario Pandolfini, accusato di aver fatto da tramite fra Nicolicchia e altri clienti. Stesso discorso per il proprietario di un sexy shop, condannato a quattro anni. Ma la lista prosegue: due anni e sei mesi a un avvocato, nove mesi a un ristoratore, otto a un dentista e altre pene, tra i cinque e gli otto mesi, per altri presunti clienti.

L’operaio condannato per aver convinto l’ex fidanzata a vendere il proprio corpo ha sempre rigettato le accuse mosse a suo carico, sostenendo che i soldi fossero regali fatti liberamente dagli altri uomini coinvolti nel giro, i quali - secondo lui - non sarebbero stati a conoscenza della vera età di Naomi. Nicolicchia e la ragazza si erano conosciuti a una fiera del fumetto a Catania e presto sarebbe cominciata una relazione sentimentale fra i due.

Ben presto, per "soddisfare le pulsioni sessuali" dell’operaio di 31 anni, si sarebbero uniti altri uomini, con i quali Naomi avrebbe avuto rapporti sessuali in maniera consensuale. Diversa la ricostruzione fatta dalla ragazza, che ha raccontato delle pressioni psicologiche esercitate da Nicolicchia per non permetterle di abbandonare quella lucrosa attività, che gli avrebbe permesso di stare insieme e concedersi anche un viaggio in Giappone.

In questo contesto sarebbero stati organizzati gli incontri per ottenere prestazioni sessuali a pagamento. I vari clienti avrebbero sborsato tra i 50 e 300 euro per gli incontri che, spesso, si consumavano negli studi professionali di alcuni clienti. Il giudice, oggi, ha trasmesso gli atti alla Procura per un’altra ragazza coinvolta, questa volta maggiorenne, che sarebbe stata costretta a prostituirsi per soldi.

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