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Cronaca

Caso Helg, processo da rifare: "Estorsione semplice e non aggravata"

Questo il risultato ottenuto dall'avvocato dell'ex presidente della Camera di commercio, condannato a 4 anni e 8 mesi dopo aver intascato una mazzetta dal pasticcere Santi Palazzolo. La pena andrà riqualificata

Da rifare il processo per Roberto Helg, condannato per corruzione dopo aver incassato una mazzetta dal pasticcere Santi Palazzolo. La Cassazione ha annullato con rinvio per riqualificazione della pena la sentenza con la quale l’ex presidente della Camera di commercio aveva ricevuto una pena di 4 anni e 8 mesi. E’ stato accolto uno dei motivi di ricorsi presentato dai legali difensori per cui Helg non poteva ritenersi “incaricato di pubblico servizio” e, dunque, il reato sarebbe quello dell’estorsione semplice e non aggravata.

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I fatti risalgono al marzo 2015. Palazzolo si presentò nello studio di Helg per consegnargli una busta con trentamila euro e un’assegno da settantamila. I soldi sarebbero serviti per “ottenere la proroga triennale del contratto a condizioni favorevoli". Ma il pasticcere, quel giorno, si era già messo d’accordo con i carabinieri e si presentò con le microspie addosso e così scattarono le manette. Dopo le prime indagini gli investigatori ipotizzarono che fosse coinvolto anche l’ex dg Carmelo Scelta, arrestato lo scorso marzo per associazione a delinquere, truffa aggravata e corruzione in un’inchiesta relativa agli appalti Gesap, ma Helg ammise di aver agito da solo e così la posizione di Scelta è stata archiviata.

Successivamente sono state avviate le indagini patrimoniali su Helg, che durante l’interrogatorio davanti al giudice Angela Gerardi e ai pm ha dichiarato di averlo "fatto perché pieno di debiti. Vivo un momento di grandissima difficoltà economica. So di aver sbagliato, ma avevo bisogno di soldi". Il processo in abbreviato, che ha permesso di ottenere una riduzione della pena pari a un terzo, ha portato alla condanna dell’ex presidente della Camera di commercio a 4 anni e 8 mesi nell’ottobre 2015. Condanna di cui la Procura ha chiesto la conferma nel settembre dell’anno successivo.

Adesso, alla luce del risultato incassato dall’avvocato Giovanni Di Bendetto, Helg potrebbe avere rideterminata la pena proprio perché è caduta l’aggravante. Il legale difensore, che esulta anche per l’esclusione di alcune parti civili dal processo, ha chiesto che il suo assistito non venisse considerato un incaricato di pubblico servizio in quanto la società va considerata come privata. Sulla natura giuridica di Gesap era intervenuto l’avvocato Concetta Giallombardo, vicepresidente della sezione palermitani dell’Associazione Giuriste Italiane in occasione del rinnovo del cda di Gesap e sulla mancato rispetto delle quote rosa.

La società rispose non rilasciò alcuna dichiarazione in merito ma precisò che, trattandosi di un ente privato, non avrebbe dovuto sottostare a quanto previsto dalla legge 120/2011. "La legge in questione - spiegava Giallombardo a PalermoToday - si applica anche alle società a controllo pubblico e a mio parere Gesap potrebbe rientrare tra quelle società a cui va applicato l’articolo 3”. E con il 72,78% allora detenuto dal tandem Provincia-Comune di Palermo, per alcuni esperti giuristi andava considerata proprio come una società pubblica. 

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