Furti d’auto ed estorsioni con il "cavallo di ritorno”, 14 condanne e 2 assoluzioni
Così ha deciso il gup Marco Gaeta nel processo celebrato in abbreviato che vede alla sbarra i 25 presunti componenti di un'organizzazione capace di generare guadagni da 200 mila euro al mese. A dicembre 2016 gli arresti eseguiti dalla Squadra Mobile
Furti d’auto ed estorsioni con il metodo del “cavallo di ritorno” che avrebbero fruttato all’organizzazione criminale guadagni fino a 200 mila euro al mese. Sono due le assoluzioni e 14 le condanne emesse dal gup Marco Gaeta per il processo celebrato con rito abbreviato che vede alla sbarra i 25 arrestati a dicembre 2016 al termine delle indagini di polizia e accusati a vario titolo di associazione a delinquere, estorsioni, furto, riciclaggio, ricettazione e minacce.
Le condanne
Queste le pene inflitte dal giudice: 7 anni e mezzo a Leonardo Algeri, 4 anni a Vincenzo Cangemi, 2 anni e 4 mesi a Salvatore Carollo, 4 anni e mezzo a Emanuele Casamento, 5 anni e mezzo a Salvatore Casamento, 3 anni e 4 mesi a Massimiliano Castelluccio, 3 anni e 4 mesi a Giuseppe Di Maria, 7 anni e mezzo a Lillo Fanara, 4 anni a Vincenzo Lo Verso, 2 anni a Ciro Lucà, 2 anni a Anna Rita Marino, 5 anni e mezzo a Antonino Noto, 3 anni a Francesco Quattrocchi e 2 anni a Marcello Sirchia.
Secondo quanto ricostruito dalla Squadra Mobile la gang, che sarebbe stata guidata da Massimiliano Castelluccio, era capace di racimolare fiumi di denaro rubando fino a 100 auto in un mese. A Borgo Molara uno dei depositi dove custodire i mezzi fino alla conclusione delle operazioni. Nel mirino i veicoli commerciali di piccoli e medi imprenditori ai quali venivano chiesti dai 500 ai 3 mila euro per la restituzione. Dopo intercettazioni e appostamenti sono scattati gli arresti: sette sono finiti in carcere mentre i restanti diciotto sono stati sottoposti ai domiciliari in attesa del processo.
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Gli assolti
Tra questi c’erano anche i due assolti: il 22enne Roberto Presti (difeso dall’avvocato Fabio Falcone) e il 62enne Ciro Li Crasti (seguito dall’avvocato Maria Concetta Reina). “Un mese dopo l’operazione di polizia - spiega l’avvocato Reina - al mio assistito, su nostra richiesta inoltrata al Riesame, sono stati revocati i domiciliari in favore dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, revocato anch’esso l’anno successivo. Oggi è stato assolto con formula piena perché il fatto non sussiste. Era stato tirato in ballo da un'intercettazione sulla quale però non è stato trovato alcun riscontro. Per la grave accusa che gli fu mossa - conclude - un componente della sua famiglia ha perso un incarico fiduciario da parte di un amministratore giudiziario”.