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Cronaca

Depistaggio dopo via D'Amelio, parla Scarantino: "Colpevole di essere innocente"

L'ex pentito è stato sentito al processo contro tre poliziotti che facevano parte del gruppo investigativo "Falcone e Borsellino". In aula anche Fiammetta Borsellino: "Offensivo avergli addebitato la strage"

A Caltanissetta oggi è stato il giorno di Vincenzo Scarantino, sentito al processo per il presunto depistaggio sulle indagini sulla strage di via D'Amelio costata la vita al giudice Paolo Borsellino e agli agenti di scorta. Sul banco degli imputati tre poliziotti: Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, ex appartenenti del gruppo Falcone-Borsellino guidato dallo scomparso Arnaldo La Barbera. Scarantino secondo l'accusa avrebbe subito pressioni poliziotti che sono accusati di calunnia aggravata dall'avere favorito Cosa nostra. 

A parlare di ''colossale depistaggio'' delle indagini è stata la sentenza del Borsellino quater, il quarto processo sulla strage del 19 luglio del 1992 nato dopo le dichiarazioni di Gaspare Spatuzza. Nelle motivazioni i giudici scrissero che Scarantino fu indotto a mentire con ''particolare pervicacia e continuità con l'elaborazione di una trama complessa che riuscì a trarre in inganno i giudici dei primi due processi'' e poiché ciò ha prodotto ''uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana'', è lecito ''interrogarsi sulle finalità realmente perseguite dai soggetti, inseriti negli apparati dello Stato, che si resero protagonisti di questo disegno criminoso''. 

Capelli brizzolati corti, maglia chiara, giubbotto nero e molto dimagrito rispetto alle ultime apparizioni, Vincenzo Scarantino ha risposto alle domande del procuratore aggiunto di Caltanissetta Gabriele Paci e del pm Stefano Luciani e ha ripercorso la sua "carriera criminale" fino all'arresto del 1992 per la strage di via D'Amelio, la decisione di collaborare e poi le due ritrattazioni. 

"Per anni ho gridato dal carcere la mia innocenza, ma non venivo creduto. Perché non si voleva cercare la verità", ha detto Scarantino. "Io ero colpevole di essere innocente", ha ribadito più volte. "Arnaldo La Barbera - ha aggiunto Scarantino - mi diceva sempre che io ero come Buscetta, mi chiamava 'Buscetta junior'. Mi davano lezioni di grammatica con i video di Buscetta, ma io non valevo un capello di Buscetta, io ero uno che rubava e vendeva sigarette di contrabbando".

Scarantino ha ricordato che nel 1994 chiese di collaborare con i magistrati "perché non ne potevo più, mi hanno umiliato per mesi, mi facevano spogliare nudo e mi davano dei colpi nelle parti intime. Poi mi dicevano di guardare a terra e mi davano schiaffi in bocca. Mi davano calci con gli anfibi, perché erano in mimetica. Sembrava di stare nel carcere di 'Fuga di mezzanotte'. Mi hanno fatto tante zozzerie di ogni tipo. E io ero stanco. Mi hanno fatto mangiare i vermi per la pesca, che ci hanno pisciato dentro la minestra, scusate la volgarità. Ci mettevano anche le mosche nella pasta. In pochi mesi sono passato da 103 chili di peso a 53 appena, dicevano tutti che avevo l'Aids. Io non capivo ma,oggi posso dire che lo facevano per fare terrorismo psicologico, Sono stato sei mesi con la stessa tuta, non me la  facevano cambiare. Tante umiliazioni, tantissime. Ho subito tante cose schifose che mi hanno fatto. Dovevo stare tutto il giorno in piedi 
perché appena mi mettevo a letto, c'era la perquisizione, e la notte facevano casino e non mi facevano dormire".

In aula ad ascoltare Scarantino anche la figlia minore del giudice Borsellino, Fiammetta, parte civile nel processo. "E' offensivo avere addebitato a uno come Vincenzo Scarantino la strage in cui è morto mio padre, semplicemente offensivo. Da quello che emerge dalla sua deposizione non posso che dire che questo. Sono esterrefatta", il duro commento. 

"Tutto questo - ha sottolineato Fiammetta Borsellino - non doveva succedere ed è inammissibile che sia successo. Il fatto che ancora nel 2019 stiamo ancora parlando di Scarantino e che i pm sono qui, con la loro bella faccia, è semplicemente inammissibile. E' inammissibile che tutto questo sia successo sotto gli occhi di poliziotti e magistrati. Ritengo che oggi il non accertamento delle responsabilità anche da parte degli organi superiori della magistratura sia l'ennesima non risposta a tutto quello che è accaduto. Sicuramente il 23 maggio e il 19 luglio saranno, invece, tutti presenti alle commemorazioni". 

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