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Cronaca Resuttana-San Lorenzo / Via Alcide De Gasperi

Mafia, Vasari si rifiutò di pagare il pizzo "perché lui è pillicusu"

Nel mirino degli esattori di Cosa nostra era finito anche lo storico numero 7 del Palermo di Arcoleo. Ad avvicinarlo, dopo attente fasi di studio, furono Nicolò Di Maio e Domenico Palazzotto. Ma i "no" di Tanino fecero indisporre i due che volevano "maltrattarlo"

Anche un obbiettivo "illustre" era finito nel mirino degli esattori del pizzo. Da indagini e intercettazioni è venuto fuori che anche Tanino Vasari, storico numero sette del Palermo allenato da Arcoleo, sarebbe finito nel mirino di Cosa nostra, organizzazione colpita duramente ieri con l'arresto di 91 tra boss e gregari dei mandamenti di San Lorenzo e Resuttana. In una discussione tra Calogero Ventimiglia e Gregorio Palazzotto, presunto boss della cosca dell'Arenella, quest'ultimo avrebbe suggerito cautela nel tentativo di avvicinamento di Vasari "perché lui è pillicusu" (INTERCETTAZIONI VIDEO).

Dopo attente fasi di studio nel tentativo di individuare l'approccio migliore, ad avvicinarlo nel suo panificio di via De Gasperi, "Caldo pane", sono stati Nicolò Di Maio e Domenico Palazzotto: "…E va bene e lunedì noi altri che ci stiamo ad aspettarlo io penso che all’una e mezza…verso l’una e mezza penso che questo esce giusto è?…Ci deve andare a mangiare…o esce per andare a fare qualche cosa".

Ma Tanino Vasari si è comportato da "osso duro", e in un'altra occasione avrebbe anche risposto male a Di Maio. Quest'ultimo, intercettato in un altro dialogo con gli altri membri dell'organizzazione criminale, avrebbe detto: "…lunedì lo maltrattiamo…perché si è voltato un po'…la fortuna sua è stata che c'era il forno pieno di persone…perché sarei girato il bancone…".

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