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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Buttafuori pestato a sangue, uno degli indagati torna libero: "Mio figlio è innocente"

Secondo il legale di Raffaele Di Dato, arrestato insieme ad altri due giovani, ci sarebbero delle incongruenze che giocheranno a suo favore nel processo. "Indossava una camicia di un colore diverso da quello indicato". La madre: "Mai stato complice di nessuno"

Secondo l’accusa avrebbe pestato brutalmente un buttafuori, mentre lui si dichiara estraneo ai fatti. E a dimostrarlo ci sarebbe un’incongruenza, sostiene il suo legale difensore, sul colore della camicia indossata quella sera. Il giudice per le indagini preliminari Ferdinando Sestito ha accolto la richiesta dell’avvocato Gianluca Calafiore, che difende il 21enne Raffaele Di Dato, ha ottenuto per lui la scarcerazione in attesa del processo: resta indagato ma non ci sono più le esigenze cautelari per l'applicazione di misure restrittive.

Il ventenne è finito lo scorso ottobre in manette insieme a Nicolò Di Michele e Salvatore Incontrera. Sono accusati di aver picchiato un buttafuori alle "Terrazze Excelsior" a febbraio 2016, utilizzando anche dei pezzi di legno per colpirlo. La violenza sarebbe nata dopo che un gruppetto, composto da cinque ragazzi (due dei quali al momento sono riusciti a sfuggire alle indagini), era stato “rimbalzato” davanti al privé. Un gesto che avrebbe scatenato l’ira del branco, che si è allontanato per tornare alla carica poco dopo.

VIDEO: GLI ARRESTATI IN QUESTURA

Per l’avvocato Calafiore ci sarebbero diverse contraddizioni che potrebbero giocare a favore di Di Dato nel processo: "Lui era presente - dice a PalermoToday - ma è del tutto estraneo al pestaggio, tanto che il buttafuori non gli attribuisce alcun ruolo specifico. Si è parlato di una camicia di colore bianco, mentre il mio assistito quella sera ne indossava una blu. Secondo esami e perizie dei Ris non risultano da nessuna parte le sue impronte digitali. Dopo il fatto non è risultato alcun contatto con le altre parti né alcuna telefonata”.

Già da dicembre (ma la vicenda è stata resa nota solo oggi per ragioni di carattere giudiziario, ndr) il ventenne ha ricominciato la sua vita ed è tornato al suo impiego: "E' imbarcato come marittimo - spiega a PalermoToday la mamma, Francesca Giacalone - e sta lavorando. Mio figlio non è mai stato complice di nessuno. Non è un pregiudicato ed è stato scarcerato. La sua innocenza verrà dimostrata durante il processo". Il giovane, appresa la notizia, ha affidato ai social il suo sfogo: "Alla faccia di chi mi vuole male, sono ancora qui più forte di prima".

Ha fatto il precorso inverso il Nicolò Di Michele, un altro degli indagati, che dai domiciliari è passato in carcere. Gli uomini della Squadra Mobile hanno constatato come avesse violato le prescrizioni del giudice. Il ragazzo è stato visto in compagnia di alcuni pregiudicati e, in un’altra occasione, è stato trovato in possesso di sostanza stupefacente. Dietro di lui, quindi, si sono chiuse le porte del carcere Pagliarelli.

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