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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Pentito telefona a Calí: "Tu numero uno degli sbirri, pronte due pistole per ucciderti"

L'imprenditore vittima di minacce e intimidazioni racconta l'insolita conversazione avuta con un ex soldato del clan mafioso di Bagheria considerato attendibile dai pm. A PalermoToday: "Ho registrato tutto. Questa cosa mi ha scosso molto, ma voglio vedere il bicchiere mezzo pieno..."

“Avevo una pistola pronta per essere usata contro di te e un’altra l’avevo consegnata a una persona a Milano, per fare un regalo alla famiglia mafiosa di Bagheria ed eliminare il numero uno degli sbirri”. E’ questo il succo dell’insolita telefonata ricevuta negli ultimi giorni da Gianluca Maria Calì, imprenditore di Altavilla che negli scorsi anni ha denunciato i suoi estorsori dopo aver subito minacce e intimidazioni, come l’incendio che ha distrutto alcuni mezzi parcheggiati nel piazzale della sua rivendita di auto usate (video in basso). Dall’altro lato della cornetta ci sarebbe stato un pentito, ritenuto fino ad ora attendibile dai magistrati, inserito in un programma di protezione in una località segreta. “Dopo lo sconforto iniziale - racconta Calì a PalermoToday - ho deciso comunque di vedere il bicchiere mezzo pieno e pensare che lo Stato c’è e che i carabinieri, con il loro egregio lavoro investigativo, riescono ad arrivare prima dei criminali”.

A raccontare l’episodio è proprio l’imprenditore, in costante contatto con il suo avvocato e i carabinieri ai quali presenterà una denuncia cui allegherà la registrazione della telefonata. “Mi ha contattato tramite i social con un profilo falso e utilizzando uno pseudonimo. Ha detto che mi stima e come me, ora che si è pentito, vuole eliminare la feccia mafiosa. Dopo avermi dato qualche informazione - aggiunge Calì - ci siamo sentiti per telefono e si è presentato. Mi ha riferito cose che conosceva personalmente, nulla che avesse solo sentito dire, come alcuni dettagli sull’incendio che ho subito e sui mandanti. Mi ha detto che quando lo hanno arrestato (nel 2014 ndr) gli hanno sequestrato anche una pistola calibro 45 con 7 proiettili autoseplodenti. Un’altra l’aveva consegnata a una persona a Milano, dove io vado spesso, per farmi fuori e allontanare i sospetti. Lì difficilmente si sarebbe pensato a un attentato mafioso”.

Non paga il pizzo e apre concessionaria in bene sequestrato | VIDEO

Nel corso della telefonata all’imprenditore è comunque venuto il dubbio che il suo interlocutore non fosse chi diceva di essere. “Non ha avuto nulla da ridire sul fatto che io stessi registrando la telefonata, sapeva che avrei consegnato l’audio a investigatori e inquirenti. Poi gli ho chiesto, dato che ha deciso di collaborare ed è stato ritenuto attendibile, come mai non avesse raccontato questa storia a chi di dovere. ‘Nessun pm me l’ha mai chiesto’, ha risposto. Non sapevo se credergli o meno, ma potrebbe anche starci. Ho cercato di farlo parlare ancora e mi ha fornito altri dettagli, mi ha detto che per la mafia ero il numero uno degli sbirri perché non mi sono piegato e ho denunciato tutto. Si è detto disponibile a incontrare i magistrati, vedremo… Questa cosa non mi fa star sereno, ma voglio essere positivo”.

Toccherà agli investigatori stabilire, dopo aver incrociato i dati in loro possesso sul pentito con il numero di telefono e la località da cui è partita la chiamate, verificare l’attendibilità delle nuove dichiarazioni fatte a Calì, ma l’imprenditore non avrebbe dubbi. Si tratterebbe di un pentito arrestato nel 2014, quando i carabinieri del Ros eseguirono 16 arresti assestando un duro colpo al mandamento di Bagheria, che avrebbe deciso di collaborare ricostruendo alcuni segreti della mafia, raccontando di casseforti piene di armi e ricostruendo il ritorno al potere di Tonino Messicati Vitale. Ma sono tanti altri gli episodi rivelati e per i quali sono state riscontrate le sue dichiarazioni e certificata la sua attendibilità. Era uno dei soldati della mafia, ma prima di entrare nella famiglia faceva il truffatore di professione.

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