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Video e foto di bambini vittime di abusi sessuali, un palermitano tra gli indagati

Perquisizioni anti pedopornografia in tutta Italia, due in provincia di Palermo: in manette un 46enne del Pescarese, 13 le persone coinvolte. L'operazione è stata condotta dalla polizia postale in collaborazione con la Gendarmeria canadese

Migliaia di file contenenti immagini pedopornografiche scambiati sul web da una parte all'altra del mondo in pochi istanti. E' quanto ha scoperto la polizia postale e delle comunicazioni di Palermo con il supporto dei compartimenti di Pescara, Milano, Torino, Bari, Genova, Venezia e Cagliari, coordinati del servizio polizia postale di Roma, e della Gendarmeria canadese: L'indagine si è conclusa con un arresto e 13 denunce, tra cui un palermitano. Le manette sono scattate ai polsi di un 46enne della provincia di Pescara, trovato in possesso di "un’enorme quantità di file riproducenti scene di violenze sessuali su bambini, alcuni dei quali in tenera età".

Eseguite decine di perquisizioni in diverse regioni italiane. Due in provincia di Palermo. In un caso è stato sequestrato del materiale adesso al vaglio degli inqurenti. Le perquisizioni sono state coordinate dal centro nazionale per il contrasto della pedopornografia online (Cncpo) del servizio polizia postale e delle comunicazioni di Roma, organismo che conduce le attività specialistiche di analisi delle immagini per l’identificazione delle vittime, avvalendosi dell’accesso diretto al database delle immagini pedopornografiche presso l’Interpol didi Lione, in cui sono archiviati i file utili all’identificazione di minori e abusanti, condivisi dalla comunità internazionale di polizia.

Determinante, spiegano dalla polizia postale, la collaborazione con le polizie e le agenzie straniere specializzate nella lotta al cybercrime, oltre che con Europol e Interpol. L’operazione nasce dallo scambio tra il servizio polizia postale e la Gendarmeria canadese di "dati che, opportunamente sviluppati, hanno consentito di individuare e tracciare le connessioni telematiche utilizzate per lo scambio e la condivisione dei files da parte degli odierni indagati". Le indagini informatiche, andate avanti per circa un anno, sono state integrate da sopralluoghi, pedinamenti e appostamenti.

"La varietà assoluta dei profili dei soggetti coinvolti nell’indagine - spiegano dalla polizia - testimonia che il fenomeno è purtroppo molto diffuso a prescindere dalle qualità personali e che l’attività di prevenzione e contrasto non può subire battute d’arresto; risultano, infatti, interessate sia persone poco più che maggiorenni, che in pensione; lavoratori dipendenti e autonomi; in possesso di un titolo di studio di base e laureati".

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