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Cronaca

Milano, il palermitano Pappalardo guida i gilet arancioni: tutti assiepati senza mascherine

La manifestazione, all'ombra del Duomo, è diventata uno degli argomenti del giorno, almeno sui social. Riemerge la figura del generale dei carabinieri, adesso in pensione

Il palermitano Antonio Pappalardo e i gilet arancioni a piazza del Duomo, con bandiere ma (in molti casi) senza mascherina. La manifestazione, nel cuore di Milano, è diventa uno degli argomenti del giorno, almeno sui social. L'hashtag #giletarancioni spopola su Twitter, dove abbondano messaggi di critica e scherno per i manifestanti: mentre le Regioni si preparano a riaprire dopo i mesi più duri dell'emergenza Coronavirus, centinaia di persone si riversano nel cuore di Milano. Un assembramento, a giudicare dalle foto, in cui molte persone non indossano dispositivi di protezione.

"Siamo appena usciti (forse) da una pandemia. In Lombardia 3/4 dei contagi. Milano, oggi. Con cosa fa rima #GiletArancioni?", si chiede un utente commentando le immagini che circolano sul web. "E questi tra meno di una settimana dovrebbero poter avere il permesso di potersi muovere da una regione all'altra, facendo gli untori sia di potenziale virus che di fascismo? Chiudeteli a chiave e non fateli uscire MAI PIÙ", scrive un'altra persona.

"Siete ancora sicuri, sicuri, sicuri, che “andrà tutto bene” e che “dopo la quarantena ne usciremo tutti più buoni e soprattutto responsabili”? Io onestamente ho i miei grandi dubbi", osserva un altro utente, che pubblica una foto di Pappalardo nella piazza. C'è chi cita anche Luciano Onder: "Oggi parleremo di un fenomeno molto interessante: come nasce un focolaio di covid19".

La carriera di Pappalardo

Il palermitano Antonio Pappalardo, 73 anni, è un generale dei carabinieri in pensione. Dopo aver frequentato l'Accademia Militare di Modena e la Scuola Ufficiale dei Carabinieri a Roma, si laurea in Giurisprudenza all'Università di Padova e fa una rapidissima carriera. Nel 1981 è già tenente colonnello e viene scelto alla guida del sindacato Cocer dei carabinieri. Mantiene la carica fino al 1991 fino al gran salto: quello in politica anche se il congedo dall'Arma arriverà solo nel 2006 quando è Capo di Stato Maggiore. Nel 1992 che viene eletto deputato indipendente nelle liste del Partito Socialdemocratico, ma poi fonda un suo Movimento "Solidarietà democratica" con cui si candida senza successo a sindaco di Pomezia. Nel maggio dello stesso anno, il 1993, viene nominato sottosegretario alle Finanze del Governo Ciampi: la richiesta di dimissioni sarà velocissima, meno di due settimane dopo sull'onda di una condanna per diffamazione. Nell'autunno del 1993 si candida alle Comunali di Roma con il suo Movimento. Non riuscirà a farcela. L'anno dopo proverà alle elezioni europee da indipendente con Alleanza Nazionale, e collezionerà un altro fallimento.

Nel 2000 sarà al centro di una nuova turbolenza per una sua lettera sul riordino delle forze di polizia che gli costerà il posto al Comando del II Reggimento dei Carabinieri di Roma. Dopo il congedo dai carabinieri nel 2006, Pappalardo si avvicina al Movimento per le Autonomie di Raffaele Lombardo con cui si candida senza venire eletto alle politiche del 2008. Compositore di musica sacra, Pappalardo nel 2012 si candidò a risollevare le sorti del Comune di Palermo con il suo movimento civico, "Il Melograno". Si definì il Rudolph Giuliani di Palermo e infiammò il Politeama in un comizio impreziosito da una memorabile promessa: "In sei mesi eliminerò la mafia".

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