Bekir, Antonio e l'incontro con Papa Francesco: "Porterò quel sorriso nel cuore..."
Il Santo Padre ha pranzato con gli ospiti della Missione Speranza e Carità creata dal missionario laico Biagio Conte, che da anni accoglie chi ha bisogno senza distinzione di razza o fede. La testimonianza di chi ha incontrato Papa Bergoglio
Bekir è musulmano, viene dalla Tunisia. E' uno dei migranti con cui Papa Francesco ha pranzato nella Cittadella della Missione Speranza e Carità di via Decollati. Seduto di fronte al Pontefice ha conversato con lui. "Come se si conoscessero da sempre", dice chi era presente. Lui, islamico, ha dipinto le 8 pale che abbelliscono l'altare nella Chiesa della Missione, dove Bergoglio si è recato subito dopo il pranzo. Uno dei momenti della sua lunga giornata palermitana, iniziata con la Messa al Foro Italico e conclusa con l'incontro al Politeama con i giovani.
Nel centro fondato da Biagio Conte si accolgono tutti, "senza distinzione di religione ed etnia" dice il missionario laico. E tra i fratelli si crea una magia unica. Così Bekir, seduto proprio di fronte a Papa Francesco, ha pensato di condividerlo quel momento magico. Ha fatto un cenno con una mano a un volontario per farlo avvicinare e rivolto a Bergoglio ha detto: "Ti devo presentare un amico". L'amico era Antonio Fulco, 32 anni, storico volontario della Missione. "E' stata una grande emozione - dice adesso Antonio - . Un gesto che mi ha commosso. Invece di godersi quei minuti con il Pontefice, ha pensato a me, mi ha presentato come 'un amico' e ha condiviso la gioia e la grazia di quel momento". Una scena in cui Antonio ha visto anche un messaggio più profondo. "Un fratello musulmano che parla con il Papa e mi presenta come amico. Il segno di un'unione tra le religioni che oggi ha un valore ancora più alto". Antonio in missione è arrivato 12 anni fa. Per caso. "Dalla Basilicata a Palermo per studiare, qui ho conosciuto la mia vocazione". In via Archirafi è arrivato con un sacco di vestiti da donare ai poveri. "Mi ci avevano mandato i frati della Chiesa di Sant'Antonino" ricorda. Prima i vestiti, il giorno dopo un sacco con la spesa e da allora un impegno quotidiano, perché "Biagio (Conte, ndr) per me è come un secondo padre e alla Missione mi hanno visto crescere, è la mia casa".
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Proprio Antonio si è occupato dell'aspetto logistico. A lui il difficile compito di scegliere i 'fratelli', 33 in tutto, che hanno pranzato con Papa Francesco, al suo stesso tavolo. "Ho privilegiato gli ammalati, c'era un non vedente, un sordomuto, un fratello dello Sri Lanka in sedia a rotelle e poi presenze storiche della Missione, gente proveniente da ogni angolo del mondo". Certo lui, che a Bergoglio ha servito anche i dolci, non si aspettava di potergli stringere la mano. "Mai l'avrei immaginato, mi bastava stare lì a pochi metri da lui" racconta. E, invece, l'occasione si è ripresentata una seconda volta. "Fratello Biagio mi ha chiamato per presentarmi al Papa, a quel punto mi sono inginocchiato, gli ho baciato la mano e gli ho sussurrato 'Ti voglio bene'. Il Papa mi ha guardato, mi ha sorriso con dolcezza e mi ha detto 'prega per me'. Quel sorriso lo porterò nel mio cuore per sempre, mi ha regalato una pace enorme, ma soprattutto un senso di grande familiarità".
(Fonte Adnkronos)