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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Zen / Via Gino Zappa

Omicidio Mazzè allo Zen, due fratelli finiscono in manette

La polizia ha arrestato alle prime luci dell'alba altri due componenti del commando, ritenuto responsabile dell'omicidio del noto boss mafioso di 46 anni. Si tratta di due fratelli, entrambi noti pregiudicati dello Zen

La polizia ha arrestato, alle prime luci dell’alba, altri due componenti del commando, ritenuto responsabile dell’omicidio del noto boss mafioso Franco Mazzè, 46 anni. Il delitto è avvenuto lo scorso 29 marzo, una domenica mattina allo Zen. Un'esecuzione spietata, a distanza ravvicinata e quasi a bruciapelo, in pieno giorno, davanti a numerosi testimoni. In manette oggi sono finiti Stefano e Gaetano Biondo, fratelli, rispettivamente di 53 e 46 anni. Entrambi sono noti pregiudicati dello Zen.

Dopo l’arresto di uno dei responsabili, a distanza di appena due giorni dall’omicidio, le indagini dei poliziotti della "Sezione Omicidi", sono proseguite senza sosta, "nonostante il clima di omertà che regna nel quartiere", spiegano dalla questura. Oggi gli altri due arresti.Gli inquirenti, grazie ad alcune riprese video (GUARDA IL VIDEO), sono riusciti a ricostruire le fasi precedenti all'omicidio, fare luce sull'episodio e ricostruire interamente il puzzle della vicenda. Mazzè fu raggiunto da diversi colpi d'arma da fuoco addosso. L'uomo aveva precedenti per associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata all'estorsione, rapina, sequestro di persona a scopo di rapina, ricettazione ed evasione. AIla base del delitto è emerso un regolamento di conti dopo una lite. Dalle prime indiscrezioni sembrerebbe che Mazzè, raggiunto dai sicari davanti a un panificio, avesse avuto un diverbio con alcune persone.

La lite al bar, poi l'agguato - le foto dell'omicidio Mazzè

LE INDAGINI - Le primissime indagini della polizia avevano permesso di raccogliere solidi elementi indiziari a carico di Fabio Chianchiano, 50 anni, sottoposto a fermo di polizia giudiziaria. I complessi sviluppi investigativi, effettuati nei mesi successivi dalla sezione Omicidi della Squadra mobile, in collaborazione con la Squadra Investigativa del commissariato San Lorenzo, hanno consentito di raccogliere ulteriori elementi di prova (attraverso indagini tradizionali, accertamenti tecnici di natura balistica e per la ricerca dei residui di sparo, indicazioni testimoniali riscontrati) a carico dei fratelli Biondo. La Direzione distrettuale antimafia di Palermo, sulla scorta di tali elementi investigativi, ha presentato richiesta di applicazione della custodia cautelare in carcere a carico dei due. La misura è stata emessa dal gip Luigi Petrucci. Dalla ricostruzione investigativa è emerso che Stefano Biondo guidava l'auto sulla quale viaggiava il gruppo di fuoco mentre Gaetano spalleggiava Chianchiano al momento dell'omicidio e della sparatoria contro l'abitazione di largo Benedetto Cutrugli. Positivo, peraltro, il tampon kit effettuato sulla mano destra di quest'ultimo, poche ore dopo l'omicidio, avvalorando la ricostruzione investigativa sulla sua partecipazione al delitto.
 

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