"Non lo sopportavo più": palermitano uccide a fucilate il vicino
Arrestato per omicidio, a Perugia, Antonio Catalano, 58 anni. La confessione ai poliziotti: "Gli ho sparato due botte a Mirco... ho fatto una cavolata"
"Gli ho sparato due botte a Mirco... ho fatto una cavolata". Prima l'omicidio, poi la confessione. Sono state queste le prime parole che ha detto Antonio Catalano, 59 anni, palermitano, arrestato per il delitto commesso mercoledì a Perugia, quando è arrivata la polizia nella sua abitazione. Alcuni testimoni lo avevano sentito dire, pochi minuti dopo l'omicidio di Paggi, "non lo sopportavo più... abbiamo litigato di nuovo".
Palermitano uccide il vicino a Perugia
Reo confesso, con tanto di arma - una sorta di lupara, dunque un fucile a canne mozze - il palermitano è stato ascoltato prima a casa sua, durante il tempo che la Scientifica effettuava i prelievi e le analisi di rito, e poi in Questura alla presenza del magistrato Pm Annamaria Greco. Alla fine è stato arrestato dalla polizia per omicidio, inoltre, secondo la Questura, gli sono stati contestati anche il possesso illegale e l'alterazione dell'arma - le canne mozzate - e il possesso di munizioni.
Catalano non poteva detenere regolarmente l'arma dato che in passato è stato inquisito. I colpi esplosi sarebbero due, ma si attende per fare chiarezza il referto dell'autopsia ufficiale disposto dal magistrato. Massimo riserbo ancora sui motivi della lite. Tra i due c'era da tempo un rapporto conflittuale e al vaglio degli inquirenti ci sarebbero delle denunce nell'ultimo periodo. Ma la Questura non conferma. Nel momento della sparatoria in casa c'era il figlio minorenne - 16 anni - che una volta uscito di casa ha visto il padre sconvolto e gli ultimi atti di vita di Mirco.
Il palermitano ha chiamato i soccorsi e raccontato nei minimi particolari la vicenda. Ma nonostante le spiegazioni non tutto è chiaro. Catalano, che è assistito dagli avvocati Bellucci e Brunori, è stato condotto nel carcere di Capanne.
"A suo dire la vittima lo aveva minacciato di uccidergli il figlio sedicenne se non gli avesse dato dei soldi - spiega il quotidianodellumbria.it -. Luogo del delitto la zona di Ponte D'Oddi, dove i due vivevano e si conoscevano ma erano divisi da motivi passionali per una donna straniera ma anche per piccoli ricatti perpetrati dalla vittima sulle attività, poco chiare, di Catalano".