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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Falsomiele / Via Falsomiele, 117

Omicidio a Falsomiele, le vittime "aspettavano" i killer: Bontà era l'obiettivo

Presto per fare ipotesi, ma le tracce trovate dagli inquirenti sul luogo dell'agguato fanno pensare che i due avessero un appuntamento con qualcuno. Il genero del boss Bontate è stato freddato con un colpo alla nuca. L'amico Vela ucciso per non lasciare testimoni

Forse è ancora troppo presto per fare delle ipotesi, ma gli inquirenti sono già al lavoro per cercare di mettere al proprio posto tutte le tessere del puzzle e cercare di arrivare ai killer (e ai mandanti?) del duplice omicidio di questa mattina in via Falsomiele. Nella stretta stradina sono stati freddati Vincenzo Bontà, 44 anni (ne avrebbe compiuti 45 tra meno di un mese), e Giuseppe Vela, 53 anni. 

In attesa di scoprire il resto gli investigatori si stanno concentrando su ciò che hanno visto. Innanzitutto l'auto - una 500L bianca intestata alla moglie di Bontà - è stata trovata chiusa e col freno a mano inserito. Segni che fanno pensare che probabilmente i due avessero un appuntamento con qualcuno. Ad ucciderli quindi potrebbero essere state due persone che conoscevano, oppure due killer mandati da qualcuno sicuro che Bontà e Vela si trovassero lì in quel momento.

Pochi dubbi sulle modalità mafiose dell'agguato. Bontà è stato "finito" con un colpo di pistola alla nuca: un'esecuzione la sua. Mentre Vela è stato colpito al volto e al torace. L'obiettivo dei sicari sarebbe stato proprio Bontà. Genero del boss Giovanni Bontate (o Bontade), fratello di Stefano, aveva sposato la figlia Daniela. Il padre Nino era stato condannato per associazione mafiosa ed è morto nel 2007. Ufficialmente si occupava della gestione di agrumeti e appezzamenti agricoli nella zona di Villagrazia, mentre la moglie fa la maestra. Bontà - che aveva tre figlie - era un appassionato cacciatore e allevava uccellini in gabbia: era esperto di canarini spagnoli. Da chi lo conosceva viene descritto come una persona gentile, affabile, lontana dall'ambiente criminale. Anche se secondo gli investigatori avrebbe avuto un "peso mafioso" non indifferente.

Duplice omicidio a Falsomiele - foto Campolo

Vela invece "si sarebbe trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato". L'uomo - che abitava in via dell'Allodola - lavorava nei terreni di Bontà: faceva il giardiniere, raccoglieva frutta, olive, quello che capitava. E spesso accompagnava l'amico Vincenzo, una sorta di guardaspalle che però i killer non hanno risparmiato. Nella strada dove è avvenuto l'agguato non ci sono telecamere, è una sorta di "stradina di campagna". Per questo forse hanno deciso di non lasciare tracce uccidendo l'unico testimone possibile. Nella zona c'è qualche villa, ma nessuno ha visto o sentito nulla. "Mio zio era una persona buona - dice piangendo uno dei nipoti arrivati sul luogo della tragedia - e amava la sua famiglia. Oggi non doveva nemmeno lavorare perchè pioveva. Non sappiamo cosa sia successo".

Sul duplice omicidio continueranno a indagare i poliziotti della Mobile, Rodolfo Ruperti, e i pm che meglio conoscono le dinamiche mafiose della zona, gestita dalla cosca di Santa Maria di Gesù: l'aggiunto Agueci e i sostituti Demontis e Camilleri. Mentre a margine di un incontro il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, ha detto: “Se qualcuno pensa che la mafia sia stata sconfitta e tutto sia finito, evidentemente non ha capito ancora niente. Purtroppo dobbiamo registrare la permanente vitalità, che del resto avevamo segnalato con forza fino a pochissimo tempo addietro, delle organizzazioni operanti sul territorio. Bisogna tenere sempre alta l’attenzione ed è bene continuare a lavorare tutti quanti per cercare di sconfiggere questo fenomeno”.

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