In Sicilia si muore di lavoro (più di un anno fa): 39 vittime nei primi sette mesi del 2019
E' questo il tragico quadro emerso dai dati Inail pubblicati sul sito del Centro Pio La Torre: tredici decessi in più rispetto al 2018. Gli infortuni sono aumentati in modo significativo a Palermo, Messina, Ragusa e Trapani: 516 nella classe d'età compresa tra i 55 e 69 anni
In Sicilia, nei primi sette mesi del 2019, ci sono state tredici morti bianche in più rispetto allo stesso periodo del 2018. Trentanove in tutto, di cui 29 nell'industria e servizi, otto in agricoltura e due nel pubblico impiego. Ad essi vanno aggiunti, tra agosto e la prima decade di settembre, gli incidenti con esito fatale di Randazzo, Alcamo e Polizzi Generosa. Una vera e propria strage. E' quanto emerge dai dati Inail pubblicati sul sito del Centro Pio La Torre. Gli infortuni sono aumentati in modo significativo a Palermo, Messina, Ragusa e Trapani: 516 nella classe d'età compresa tra i 55 e 69 anni.
"Segno, questo - scrive l'economista Franco Garufi - che la famosa 'quota cento' non ha risolto i problemi creati dalla 'legge Fornero' e che lavoratori sempre più vecchi pagano a prezzo più caro le carenze nella sicurezza determinate dai mancati investimenti aziendali, dalla non attuazione dei percorsi formativi pur esistenti e dall'insufficienza delle strutture della Regione addette ai controlli, ispettorati del Lavoro e Asp in particolare".
"Andrebbero studiati approfonditamente i numeri pubblicati dall'Istituto, soprattutto da coloro che assumono decisioni politiche - continua Garufi - servirebbe a rendersi conto di quanto la mancanza di sicurezza sul luogo di lavoro sia l'altra faccia della fame di lavoro esistente nell'isola. Pur di guadagnarsi un salario si accetta di tutto: sotto-retribuzione, lavoro nero, il rischio di cadere da un'impalcatura precaria in un cantiere non a norma, di finire schiacciato da un carrello in un supermercato oppure di venire ucciso da una trave mal collocata. Non basta più esprimere cordoglio dopo ogni morte. Ora è tempo di rimboccarsi le maniche e di fare di tutto per sottrarre chi lavora al ricatto del rischio come unica alternativa alla disoccupazione".