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Cronaca

"Bentornata Caterina", dopo 32 anni svelato il ritratto di Santa Caterina d'Alessandria

Evento organizzato dalla Fondazione Federico II e dall’assessorato ai Beni Culturali. La tavola è stata trasferita a Palazzo Reale dove sarà protagonista della mostra “Sicilië, pittura fiamminga”

Dopo trentadue anni di oblio, è stata svelata a Palermo un'opera fiamminga che ritrae Santa Caterina d’Alessandria, la martire che convertì tutti ma non il suo aguzzino. Lo svelamento, organizzato dalla Fondazione Federico II e dall’assessorato ai Beni culturali, si è tenuto, in un’atmosfera quasi surreale, presso il monastero che porta il nome della stessa Santa, alla presenza di numerose autorità militari, civili e diplomatiche, tra i quali una rappresentanza dell’Ambasciata Belga in Italia. Dopo aver ascoltato le voci bianche del Conservatorio, all’interno della chiesa è calato il silenzio, poi lo svelamento e il suono delle campane per dare il “Bentornato a Caterina”. Fino a oggi è stata custodita al convento dei Frati Cappuccini di Palermo, proveniente dalla Chiesa di San Giacomo, annessa al convento del medesimo ordine, a Bivona. L'opera (fine del secolo XV- inizi del secolo XVI, olio su tavola, 53,8 x15,3) è una tavoletta, sportello destro di un trittico smembrato, ed è stata riferita al cosiddetto Maestro della Leggenda di Santa Lucia, artista attivo a Bruges, vicino ai modi di Hans Memling e Gerard David.

Dopo l’evento, la “Santa Caterina” è stata immediatamente trasferita, con l’utilizzo di importanti misure di sicurezza, a Palazzo Reale dove sarà protagonista della mostra “Sicilië, pittura fiamminga”, che raccoglie per la prima volta le opere fiamminghe presenti in collezioni pubbliche e private siciliane. La mostra sarà allestita nelle rinnovate sale Duca di Montalto e apre al pubblico con l’inaugurazione il 27 marzo alle 18 per proseguire fino al 28 maggio. La Santa raffigurata, Caterina, è figlia di aristocratici e originaria di Alessandria d’Egitto, vissuta al tempo dell’imperatore Massimino, qui ritratto ai suoi piedi. Condannata al martirio attraverso una ruota dentata, fu infine decapitata con una spada anch';essa attributo iconografico.

L’evento di questa sera, non solo ha riportato un’opera d’arte alla pubblica fruizione, ma ha messo in luce uno spazio affascinante, misterioso e unico come il monastero di Santa Caterina del Cassaro. Proprio in questo spazio è stato svelato un capolavoro nel capolavoro.

“Chiamarla mostra è riduttivo – ha detto il presidente dell'Ars e della Fondazione Federico II Gianfranco Miccichè -. Siamo di fronte a un evento poliedrico, con valenza culturale, turistica, religiosa. Non poteva essere diversamente nell'anno in cui Palermo è Capitale della Cultura. Con lo svelamento di Santa Caterina e con la mostra Sicilie pittura Fiamminga, facciamo un regalo alla città di Palermo e supportiamo il sindaco Orlando, riportando alla fruizione un gioiello artistico all';interno di in luogo incantevole ma anch'esso poco fruito. Qualcosa che il governo che ci ha preceduto non avrebbe mai potuto immaginare. Siamo di fronte – ha concluso Miccichè - a un modello pubblico privato con la Fondazione Federico II al centro insieme all';assessore ai Beni Culturali Vittorio Sgarbi, ma con in contributo determinante degli enti prestatori delle opere e delle aziende che hanno creduto nel progetto".

"Visto il ritratto di Santa Caterina - ha aggiunto il direttore generale della Fondazione Federico II, Patrizia Monterosso - abbiamo subito ricostruito l'iconografia contenuta nell'opera e ne siamo rimasti allo stesso tempo affascinati per il significato simbolico e sorpresi per il lungo oblio in cui è rimasta questa preziosa e raffinata opera del Quattrocento. Occorreva allora riservarle un omaggio, unico e irripetibile. Dopo trentadue anni, non bastava includerla nella mostra Sicilië, Pittura Fiamminga, accanto a opere di maestri come Van Dyck e Stomer. Dovevamo fare qualcosa di più. Così abbiamo scelto, ma è stata la stessa Santa a sussurrarcelo, di accendere i riflettori e svelarla alla Sicilia e al mondo intero. La scelta del luogo non è stata casuale. Questo incredibile monastero a lei intitolato che la Curia ha voluto gentilmente concederci senza esitazioni. La fondazione Federico II esce così dal Palazzo Reale e si impegna al cento per cento per la valorizzazione e la fruizione del patrimonio culturale, che è una delle prime missioni scolpite sullo Statuto della fondazione stessa".

"Siamo sempre felici – ha dichiarato Marilena Volpes, dirigente generale dipartimento regionale Beni Culturali - di ritrovare beni culturali che sono rimasti nascosti per un eccesso di tutela. E' una grande gioia che vogliamo condividere con tutti i visitatori, perché questa tavola va oltre il valore intrinseco dell'opera: significa, infatti, valorizzare la figura di Santa Caterina e del Monastero delle monache di clausura".


 


 

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