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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

"Certificati a imprese in cambio di mazzette", sequestro beni per l'ex vice direttore dell'Inail 

Il provvedimento è stato eseguito dalle fiamme gialle del Gico che hanno sequestrato al funzionario immobili e conti per 516 mila euro. Le indagini hanno anche fatto emergere la vicinanza dell'ex vice direttore a diversi esponenti di Cosa nostra

Avrebbe rilasciato illecitamente documenti di regolarità contributiva (Durc) a diversi imprenditori, in cambio di mazzette. Per questo i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Palermo hanno eseguito una misura di prevenzione patrimoniale nei confronti dell'ex vicedirettore dell'Inail di Palermo ed ex direttore dell'Inail di Termini Imerese, Giuseppe La Mantia. Il provvedimento, emesso dal tribunale su richiesta della Procura, è stato eseguito dalle fiamme gialle del Gico che hanno sequestrato al funzionario immobili e conti per 516 mila euro. Le indagini hanno permesso di ricostruire una fitta rete di complicità tra La Mantia e diverse imprese che, nonostante ricorressero impedimenti come cartelle esattoriali non pagate, ricevevano le certificazioni di regolarità contributiva.

La consegna della mazzetta ripresa dalle microspie | Video

Il rilascio di Documenti unici di regolarità contributiva del tutto falsi ha consentito ad imprenditori privi di scrupoli di realizzare, tra il 2007 ed il 2012, ingenti guadagni attraverso la partecipazione ad appalti e gare pubbliche senza averne titolo e, in altri casi, di ottenere pagamenti da pubbliche amministrazioni nonostante non versassero sistematicamente i contributi e premi assicurativi dovuti all’Inps e all’Inail, determinando così un rilevantissimo danno alle casse dell’erario ed una distorsione delle regole di funzionamento della concorrenza e del mercato.

Per le sue “prestazioni”, l’alto funzionario veniva ricompensato con la consegna di buste piene di denaro che riscuoteva direttamente nel proprio ufficio. In alternativa, le somme venivano accreditate direttamente su conti correnti di cui era titolare o di cui aveva la disponibilità perché intestati a familiari o persone a lui vicine. In alcuni casi, la “mazzetta” veniva riscossa anche sotto forma di concessione dell’uso gratuito di cellulari e auto di lusso.

Oltre alle condotte di corruzione e concussione, Giuseppe La Mantia truffava la stessa Inail attestando di essere in ufficio quando non lo era. Inoltre, durante l’esecuzione di perquisizioni svolte nei suoi confronti, da parte dei finanzieri, avrebbe chiedesto ad altri dipendenti di sottrarre e distruggere la documentazione custodita negli uffici Inail di Termini Imerese.

Le indagini condotte dalla guardia di finanza hanno anche fatto emergere la vicinanza di La Mantia a diversi esponenti di Cosa nostra, quali il costruttore Camillo Graziano, della famiglia mafiosa dell’Arenella, il capo del mandamento San Lorenzo, Vincenzo Giacalone, e gli esponenti del clan Madonia, del quale per diverso tempo era stato il cassiere. Di La Mantia avevano, peraltro, parlato anche alcuni collaboratori di giustizia, riferendo di una sua partecipazione alla gestione degli appalti di cui al tempo si era occupato Angelo Siino, il “ministro dei lavori pubblici” della mafia.

Nel corso delle investigazioni, infine, sono stati documentati i rapporti d’affari intercorsi tra Giuseppe La Mantia e Giuseppe Damiata, anche quest’ultimo colpito da misura di prevenzione eseguita dalla guardia di finanza nel dicembre 2016 e con il quale La Mantia divideva gli “utili” derivanti dalla gestione illecita di alcune cooperative.

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