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Cronaca

Le lacrime di Manfredi Borsellino: "Per Lucia stesso calvario di papà"

Il figlio del giudice ucciso in via D'Amelio si è abbandonato a un pianto liberatorio durante la commemorazione del padre: "Mia sorella da oltre un anno era consapevole dal clima di ostilità con cui operava, e delle offese che le venivano rivolte per fare il suo lavoro"

"Mia sorella Lucia ha portato per oltre un anno la croce". Parole dure e decise, quelle di Manfredi Borsellino, commissario della polizia di Stato, che raramente in questi 23 anni è intervenuto alle commemorazioni del padre nell'aula magna del Tribunale. Ha deciso di parlare "a nome della sorella Lucia", oggetto di presunte intercettazioni che riguardano il medico personale di Crocetta, Matteo Tutino. Visibilmente emozionato e rivolgendosi al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha detto: "Non credevo che la figlia più grande di mio padre, quella con cui mio padre dialogava anche solo con lo sguardo, dopo 23 anni dalla morte del padre dovesse vivere un calvario simile a quello di papà, nella stessa terra che elevato mio padre suo malgrado a eroe".

Via D'Amelio, 23° anniversario della strage - foto Bonfardino

"Sono qui essenzialmente per lei - ha detto Manfredi -. Non era prevista la mia presenza oggi, né un mio intervento che rischia di far saltare la scaletta prevista. Già l'anno scorso ho provato a ricordare, non commemorare, mio padre, ritengo mio padre vivo, ma oggi sono qui non per commemorare o ricordare, sono qui per parlare a nome di mia sorella Lucia". Poi ancora: "Per le mansioni che ricopro non posso entrare nel merito delle indiscrezioni giornalistiche di questi giorni, indiscrezioni che indipendentemente dalle verifiche che verranno fatte circa l'attendibilità di determinate circostanze, hanno turbato tutte le persone presenti in quest'aula e anche fuori, ma che di sicuro non hanno turbato l'interessata per una ragione, mia sorella da oltre un anno era consapevole dal clima di ostilità con cui operava, e delle offese che le venivano rivolte per fare il suo lavoro. Corsi e ricorsi storici. Offese ricevute da mio padre, e come lui da altri martiri della giustizia".

Il momento più emozionante della commemorazione è stato probabilmente l'abbraccio tra il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e Manfredi Borsellino. Il capo dello Stato ha ascoltato l'emozionante intervento del figlio del magistrato ucciso e subito dopo si è alzato in piedi per stringerlo a sè, mentre Manfredi si abbandonava ad un pianto liberatorio trattenuto durante l'intervento nell'aula magna del tribunale.

"Mia sorella è rimasta assessore fino al 30 giugno perché ama a dismisura il suo lavoro - ha proseguito Manfredi -, voleva davvero una sanità libera e felice. E' rimasta per amore di giustizia, poi non ce l'ha fatta più non so con quale forza ha tollerato. Per amore della giustizia, per suo padre, per potere spalancare agli inquirenti le porte della sanità dove si annidano mafia e malaffare". Quindi, trattenendo le lacrime, Manfredi Borsellino, rivolgendosi al capo della polizia Alessandro Pansa, ha concluso "Eccellenza, io dovrei chiederle di essere destinato altrove, lontano da questa terra. Ma non solo non lo chiedo, ma ribadisco con forza che ho il dovere di rimanere qui. Lo devo a mio padre, ma ora più che mai lo devo soprattutto a mia sorella Lucia".

VIA D'AMELIO - Intorno alle 18.40 Mattarella è giunto poi in via D'Amelio per prendere parte all'altra cerimonia di commemorazione del giudice Paolo Borsellino e dei 5 agenti di scorta. Il Capo dello Stato è stato accolto da Rita Borsellino, dal Prefetto, Francesca Cannizzo, e dal sindaco Orlando. Alla cerimonia hanno preso parte gli scout dell'Agesci che dopo l'inno nazionale hanno consegnato al Presidente Mattarella la "Carta del coraggio", elaborata dalla Route Nazionale degli Scout. Così Rita Borsellino: "Caro presidente è come se fossimo legati tutti da un filo profondo che nessuno potrà spezzare.Quando si vivono certe esperienze si diventa un po' tutti parenti. Bisogna restare qui, lo ha detto benissimo Manfredi, sono loro che se ne devono andare via. La tua presenza qui è segno che lo Stato c'è e ha un volto amabile. Ci dice non abbiate paura, tutti insieme ce la faremo".  Al termine il capo dello Stato si è alzato e ha stretto la mano anche a Salvatore Borsellino. "Ogni anno - ha proseguito - qui cerchiamo di dare valore alla vita guardando alla morte perche è quello che c'è stato ma dobbiamo guardare avanti. Paolo sarebbe felice nel vedere che il suo sogno nessuno l'ha ucciso e tocca a noi continuarlo". Il Capo dello Stato è andato via intorno alle 19.40: prima però ha salutato Rita Borsellino con un lungo abbraccio.

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