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Cronaca

Morto a 12 anni "per un errore medico", risarcita la famiglia

La storia di Marco Esposito, colpito in tenera età da un tumore ai reni. Dopo 5 anni senza ricadute il piccolo era stato dichiarato guarito. Ma un'altra massa tumorale, della quale i dottori del "Di Cristina" non si sono accorti, gli è stata fatale. Dopo una battaglia legale è stato riconosciuto "l'errore medico"

Aveva lottato come un leone contro la malattia, ma una "un errore medico" gli è stato fatale. E' la triste storia di Marco Esposito, nato nel 1999 e morto all'età di 12 anni a causa del ritorno di un nefroblastoma. Con un accordo stragiudiziale, la compagnia assicurativa dell'Arnas Civico-Di Cristina-Benfratelli ha liquidato la famiglia con 170 mila euro come risarcimento di tutti i danni materiali e immateriali, patrimoniali e non patrimoniali.

A soli due anni Marco venne sottoposto a una nefrectomia. Le cure chemioterapiche e il decorso post operatorio lasciarono intravedere un barlume di speranza alla sua famiglia. Dopo 5 anni senza ricadute, il piccolo viene dichiarato guarito al 100%. Ma c'è ancora un campanello d'allarme che fa tremare per la sua salute: una sindrome di Fanconi da monitorare costantemente perché può causare insufficienza renale. E infatti i controlli nel reparto di Nefrologia pediatrica dell'ospedale Di Cristina non si sono mai interrotti. "Nel 2011 - fa sapere l'avvocato Edoardo Cavicchi - sono stati ben nove i controlli effettuati". La famiglia piomba nuovamente nello sconforto quando Marco effettua un'altra visita, del tutto indipendente dalla patologia allora diagnosticata, che evidenza una grossa massa tumorale "cresciuta indisturbata fino alle dimensioni di dieci centimetri per cinque".

La biopsia non lascia scampo ad equivoci: si tratta di una recidiva del nefroblastoma. "A nulla sono valsi i nove day hospital di quell'anno, né la cartella clinica di Marco - aggiunge il legale difensore - che da sola avrebbe dovuto accendere diversi campanelli d'allarme". Inizia così un nuovo calvario che in pochi mesi spezza il filo della vita di Marco. Il 13 maggio 2012, nonostante gli sforzi del reparto di Oncoematologia, va in arresto cardiaco e muore nella notte. "Dopo aver vinto tante battaglie Marco si arrende alla recidiva del tumore diagnosticato troppo tardi e alle complicazioni da questa insorte. Si è dovuto arrendere a quella mano medica di cui si fidava e che doveva aiutarlo, e al sistema sanitario che non ha consento a quella mano di non fare nulla e permettere a un tumore di distruggere indisturbato un bambino di 12 anni".

Niente e nessuno potrà restituire Marco alla sua sorellina Martina e ai suoi genitori, che da allora hanno avviato una battaglia legale senza sosta per vedere riconosciuto l'errore medico. "Se quella massa tumorale fosse stata diagnosticata in tempo (come all'epoca del primo tumore) - dichiara il padre Luigi - e il modo c'era perché praticamente ogni mese Marco veniva sottoposto a controlli nel reparto di Nefrologia, sarebbe ancora qui con noi e con la sua sorellina. Ho riguardato mille volte ogni documento clinico e mi chiedo: ma perché non hanno ripetuto le ecografie in cui non si vedeva chiaramente l'addome di mio figlio? Perché hanno trascurato indizi che dovevano invece guidare ad esami più approfonditi?".

marco esposito pre-2Le parole messe nero su bianco nella perizia del medico legale di parte della famiglia Esposito non lascerebbero spazio a interpretazioni: "Inquietante appare il referto dell'unica ecografia addominale eseguita in data 23.05.2011 ove il sanitario riferisce che le condizioni cliniche del paziente non permettono un'adeguata esplorazione degli organi addominali ma pur tuttavia riesce ad individuare alcune dismorfie, ma non pone in evidenza l'ipotesi di ripetere l'esame, infatti non vi è, nel corso dei day-hospital successivi, nessuna indagine di ripetizione dell'Ecografia addominale che a nostro avviso risultava necessaria in quanto trattavasi di un bambino con insufficienza renale e quindi si doveva monitorare opportunamente con esame ecografico l'andamento della morfologia renale nel contesto addominale".

Ma alla famiglia Esposito nulla importa del risarcimento, che attribuirebbe un "prezzo" alla vita e alla morte di un bambino. "Evidenziare l'errore medico, rendendolo di pubblico dominio, deve servire come monito per tutti coloro che hanno il compito di assistere pazienti grandi e piccoli, senza metterne a repentaglio la vita a causa di leggerezze, negligenze, incompetenze o anche per il solo stress del personale medico. Questo è quanto ci si aspetta dal Di Cristina di Palermo e da una struttura che non dovrebbe mai venire meno al nome che si è scelta: Azienda di rilievo nazionale e alta specializzazione".

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