Omicidi di mafia, ennesimo ergastolo per Totò Riina
Il capo dei capi è stato condannato ancora una volta per due episodi risalenti agli anni '70 e '80. Intanto Giovanni Brusca è stato ascoltato come teste nel corso del processo del Rapido 904: "Per me Riina era un padre. Falcone? Decidemmo di uccidelo già nel 1983"
Ennesimo ergastolo per Totò Riina. Il capo dei capi è stato condannato ancora una volta per due omicidi avvenuti negli anni '70 e '80 e commessi assieme al pentito Gaetano Grado. Si tratta degli omicidi di Antonino Tarantino e Alfredo Dispenza. Per il collaboratore di giustizia, accusato tra l'altro dell'omicidio di Michele Graviano, il reato è stato dichiarato prescritto (applicate le attenuanti speciali). Grado era accusato in totale di 14 omicidi: delitti commessi nell'ambito della guerra di mafia tra il 1973 e il 1989. Il giudice, accogliendo la richiesta del pm Dario Scaletta, ha ritenuto che per lui si dovessero
E proprio Totò Riina è il "fulcro" del processo per la "strage di Natale" del treno rapido 904 Napoli-Milano del 23 dicembre 1984, in corso davanti alla Corte d'Assise di Firenze. Il boss è l'unico imputato: è accusato di esserne il mandante. Oggi - nel corso della terza udienza - c'è stata la deposizione del pentito di mafia Giovanni Brusca, che è stato ascoltato come teste. Collegato in videoconferenza, Brusca ha detto: "Totò Riina per me era come un secondo padre, purtroppo. Quello che diceva lui io lo facevo. Ero il suo automa. Ad un certo punto il mio rapporto con Riina superò quello con mio padre".
Una deposizione che ha toccato ancora una volta molti dei misteri di mafia. Brusca ha parlato anche di Giovanni Falcone: "La decisione di uccidere il dottor Giovanni Falcone fu presa dopo l'attentato al giudice Rocco Chinnici, avvenuto il 29 luglio 1983. Ci furono vari tentativi, poi andati a vuoto, e quindi diversi rinvii per motivi interni a Cosa Nostra. Poi si arrivò all'attentato del 23 maggio 1992, in cui Falcone fu ucciso".
