rotate-mobile
Giovedì, 18 Aprile 2024
Mafia

Società romene, vendite e investimenti: così "tornavano" i soldi nelle casse dei Graziano

Le misure cautelari reali sono state eseguite dalla guardia di finanza nei confronti di 23 persone per i reati di riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori. Disposto il sequestro di conti e immobili per un milione di euro

Due società in Romania con rappresentante legale un dipendente del Comune di Palermo (nei panni dell’intermediario) e investimenti con risorse provenienti dalle casse di una società rappresentata da un avvocato palermitano (ormai deceduto). Tutto per consentire a Francesco Graziano, esponente dell’omonima famiglia mafiosa e attualmente detenuto in carcere, di rientrare in possesso di ingenti somme di denaro. I militari del Nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di finanza hanno eseguito stamattina un’ordinanza di applicazione di misure cautelari reali nei confronti di 23 persone accusate a vario titolo di riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori. Complessivamente è stato disposto il sequestro di beni per un milione di euro tra conti correnti e immobili dislocati tra Palermo e la provincia.

“Il fulcro delle indagini - spiegano dalla guardia di finanza - è costituito dalle attività illecite riferibili a Francesco Graziano (figlio di Vincenzo, attualmente sottoposto al regime del carcere duro per aver ricoperto il ruolo di capo della famiglia dell’Acquasanta e “reggente” del Mandamento di Resuttana) già raggiunto da diverse sentenze di condanna per le quali il predetto si trova tuttora detenuto. Le indagini hanno permesso di disvelare la rete di connivenze attraverso cui sono state realizzate numerose operazioni di riciclaggio allo scopo di consentire a Graziano di rientrare in possesso di somme di denaro derivanti da attività economiche, nonché dalla cessione di beni immobili intestati a soggetti prestanome”.

Tali somme sono state investite in Romania attraverso la costituzione di una società di diritto locale, il cui rappresentante legale è un dipendente comunale di Palermo, che si prestava a fare da intermediario tra Graziano e gli altri soggetti coinvolti nelle operazioni di riciclaggio. “Le indagini - aggiungono dal Comando provinciale - hanno consentito di riscontrare che gli investimenti all’estero sono stati finanziati attraverso risorse attinte dalle casse di una società formalmente rappresentata da un avvocato del Foro di Palermo (ormai deceduto), ma di fatto riconducibile alla stessa famiglia mafiosa, che ha così reimpiegato introiti di provenienza illecita, al fine di sottrarli all’applicazione di misure di prevenzione patrimoniali”.

E’ stato inoltre accertato che altre somme di denaro investite all’estero sono arrivate da quanto ricavato dalla vendita di un appartamento formalmente intestato a un soggetto prestanome, ma di fatto rientrante nella disponibilità della medesima famiglia mafiosa.  Le indagini tecniche e gli accertamenti bancari svolti sul conto del citato prestanome e dei suoi familiari hanno consentito di riscontrare che una parte dei proventi derivanti della cessione dell’immobile è stata trasferita a due società riconducibili ad un imprenditore siciliano che, attraverso la stipula di contratti aventi ad oggetto compravendite fittizie, ha retrocesso le somme in questione alla stessa famiglia mafiosa.

Le misure cautelari costituiscono, quindi, l’esito di complesse indagini condotte mediante attività tecniche, accertamenti finanziari e patrimoniali, supportati da riscontri documentali acquisiti nel corso dell’attività di polizia giudiziaria.  “L’indagine conclusa - spiegano dalla guardia di finanza - testimonia ancora una volta la fondamentale importanza del sistema di prevenzione antiriciclaggio e in particolare della necessità di una sistematica collaborazione tra organismi investigativi e tutte le categorie professionali chiamate per legge a fornire il loro prezioso contributo, tra cui i professionisti che - in ragione della peculiare attività svolta quotidianamente in stretto contatto con i clienti - sono in grado di individuare quei profili di anomalia sotto un profilo soggettivo o oggettivo, utili per elaborare e trasmettere mirate ed efficaci segnalazioni di operazioni sospette”.

Tali segnalazioni possono diventare infatti un efficace input informativo per prevenire e reprimere determinate illecite attività e, comunque, per individuare e ricostruire fondi di origine illecita, sospette acquisizioni societarie, simulati atti di compravendita, acquisti di beni di lusso sproporzionati al reddito effettivo o altre situazioni sintomatiche di attività illecite e collegamenti con organizzazioni criminali. Sotto questo aspetto in Sicilia il livello di collaborazione offre margini di miglioramento se si considera che, lo scorso anno, il dato regionale fa registrare complessivamente 4.900 segnalazioni di operazioni sospette, di cui 4.663 (oltre il 95%) pervenute dai canali bancari e finanziari, 134 (il 2,7%) dagli altri operatori non finanziari e 102 (ovvero il 2%) sono le segnalazioni effettuate dai professionisti (notai, commercialisti ed avvocati).

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Società romene, vendite e investimenti: così "tornavano" i soldi nelle casse dei Graziano

PalermoToday è in caricamento