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Mafia Via Giovanni Campisi

Mafia, sequestrata macelleria alla Guadagna: "Appartiene al boss Gambino"

Secondo le indagini della Squadra Mobile l'attività "Le delizie della carne" è del pregiudiacato 59enne, arrestato nel 2015 e attualmente detenuto. Per eludere i controlli era stata intestata a un prestanome

Sequestrata macelleria alla Guadagna riconducibile a due personaggi di spicco della famiglia mafiosa di Santa Maria di Gesù. La polizia ha eseguito un’ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari a carico di Natale Giuseppe Gambino (59 anni) e dell’obbligo di dimora con prescrizioni nei confronti di Antonino Palumbo (44 anni), entrambi pregiudicati e ritenuti responsabili del reato di intestazione fittizia di beni. L’attività commerciale in questione, "Le delizie della carne" di via Giovanni Campisi, era stato già oggetto di confisca più di 10 anni fa.

"E' storicamente riconducibile - spiegano dalla Questura - a Gambino e considerato punto strategico per la sua influenza criminale nel quartiere. Nel 2004 aveva una diversa ragione sociale ma veniva svolta la stessa attività negli stessi locali in cui si trova oggi". Il 59enne, pregiudicato per associazione a delinquere di stampo mafioso e trasferimento fraudolento di beni, risulta attualmente detenuto a seguito dell’arresto risalente al dicembre 2015. Le manette scattarono per i reati, fra gli altri, di tentato omicidio e dell’omicidio di Mirko Sciacchitano.

I provvedimenti cautelari di oggi arrivano dopo gli approfondimenti investigativi della Squadra Mobile a seguito dell’operazione Stirpe di novembre 2015 nei confronti della famiglia mafiosa di Santa Maria di Gesù. In quell’occasione, insieme a Salvatore Profeta, venne arrestato proprio Palumbo "attualmente sottoposto all’obbligo di dimora e al quale - aggiungono dalla Questura - erano stati contestati i reati di cui all’articolo 416 bis, in quanto elemento particolarmente attivo all’interno della consorteria criminale, nonché il concorso in un episodio di rapina consumato con modalità estremamente violente".

Dalle successive indagini è stato rilevato come l’attività fosse riconducibile a Gambino, così come una rivendita di prodotti surgelati (poi ceduta a terzi) riconducibile a Palumbo, fittiziamente intestate a prestanome e “avviate in una porzione di territorio ricadente sotto l’influenza della famiglia mafiosa di Santa Maria di Gesù. E’ stata dimostrata l’incapacità reddituale dei formali intestatari delle società al momento dell’apertura delle stesse attività - conclude la Questura - oltre all’esiguità dei redditi percepiti dai due che avevano avviato i negozi intestandoli ad altri e facendo ricorso a proventi economici diversi da quelli effettivamente percepiti e formalmente dichiarati".

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