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Mafia, sequestro beni per Giuseppe Arduino: "l'esattore dei boss di Brancaccio"

La Finanza ha fatto scattare i sigilli per 4 fabbricati, un terreno, 2 auto e conti correnti per un valore complessivo di oltre un milioni di euro. Arduino è stato arrestato nel 2011 nell'ambito dell'operazione "Araba Fenice” con l'accusa "di aver cooperato nell’attività estorsiva con i noti esponenti di Brancaccio Cesare Lupo e Antonino Sacco"

Beni per oltre un milione di euro sono stati sequestrati dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Palermo a Giuseppe Arduino, 45 anni, arrestato nel 2011 per associazione mafiosa ed estorsione. I sigilli sono scattati per quattro fabbricati, un terreno, due auto e conti correnti, per un valore complessivo di 1.117.434,89 euro.

Ad Arduino - spiegano i finanzieri - vengono contestate numerose estorsioni "unite a minacce (sfociate anche in episodi di violenza a persone e in un incendio ai danni di una società di trasporti palermitana) perpetrate con altri soggetti e aggravate dal metodo mafioso, ai danni dei titolari di numerose attività commerciali, ai quali veniva richiesta la cosiddetta 'messa in regola' per lo svolgimento di diverse attività imprenditoriali".

Alle vittime veniva intimato di pagare perchè i soldi sarebbero serviti al sostentamento delle famiglie dei detenuti. Le manette sono scattate per Arduino nel 2011, nell'ambito dell'operazione "Araba Fenice” condotta dalla Squadra Mobile, quando gli è stato contestato "di aver cooperato nell’attività estorsiva con i noti esponenti Cesare Lupo e Antonino Sacco, uomini d’onore del mandamento di Brancaccio".

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