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Mafia, sequestrati beni per 800 milioni al commercialista della cosca di Villabate

Il provvedimento eseguito dalla Dia riguarda beni mobili e immobili, rapporti bancari e capitali di numerose aziende riconducibili al commercialista ed ex deputato regionale Giuseppe Acanto

Beni mobili e immobili, rapporti bancari e capitali di numerose aziende per un valore di circa 800 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Dia di Palermo al commercialista Giuseppe Acanto. Il professionista, 55 anni, è stato anche deputato regionale del Biancofiore. Per gli inquirenti sarebbe vicino alle cosche mafiose di Villabate. (GUARDA IL VIDEO DEL SEQUESTRO)

Acanto è stato deputato regionale nel corso della 13esima legislatura. Candidato nella lista "Biancofiore" collegata all'ex governatore Salvatore Cuffaro ha ottenuto - come si legge sul sito internet dell'Assemblea regionale siciliana - 1.941 voti. Le preferenze incassate non gli hanno consentito di sedere subito a Sala d'Ercole. Vi è arrivato il 22 aprile 2004, subentrando ad Antonio Borzacchelli. Dal 25 novembre 2004 al 28 giugno 2006 è stato anche componente della commissione Affari istituzionali.

In passato Acanto era stato indagato per associazione mafiosa e l'inchiesta nei suoi confronti era stata archiviata. Era stato anche sfiorato dalle indagini su Giovanni Sucato, il "mago dei soldi" che nei primi anni '90 aveva truffato migliaia di siciliani promettendo di restituire raddoppiate le somme che gli venivano affidate per essere investite, e che fu ucciso il 31 maggio del 1996.

"Il sintomo della gestione occulta  - spiega la Dia - è emerso quando presso il suo studio commerciale sono state rintracciate le scritture contabili sia di aziende operanti presso il mercato ortofrutticolo palermitano (già sequestrato nel febbraio 2014), sia di società riconducibili a indiziati mafiosi, quali Antonino Mandalà, Giovanni D'Agati, facenti parte della famiglia di Villabate. Proprio appartenenti ai Mandalà hanno gestito, sotto vari aspetti, il viaggio a Marsiglia dell’allora latitante Bernardo Provenzano. Già in passato, è emersa la posizione di rilievo assunta da Acanto, sia per la sua nomina a direttore del mercato ortofrutticolo del Comune di Villabate, poi sequestrato, sia per la sua candidatura alle elezioni dell’Assemblea Regionale Siciliana del 2001, dove, con il sostegno della citata 'famiglia' risultò il primo dei non eletti".

Il sequestro ha riguardato numerosi "beni mobili e immobili, tra cui autovetture, rapporti bancari e finanziari, appartamenti e ville, nonché il capitale sociale e tutto il compendio aziendale di 25 società operanti nei settori dell’edilizia, del commercio all’ingrosso di prodotti ortofrutticoli, dei servizi, della vendita di prodotti petroliferi, direttamente gestite da Acanto o tramite terze persone".

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