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Giovedì, 28 Marzo 2024
Mafia

Mafia, sequestrati beni e attività economiche per 6,6 milioni di euro

Nel mirino degli investigatori sono finiti beni mobili ed immobili di due imprenditori palermitani e di un terzo vicino al clan marsalese. Dalle indagini economico-finanziarie risultavano possedimenti incompatibili con le fonti di reddito ufficiali

Sono tre i provvedimenti di sequestro eseguiti dalla guardia di finanza nei confronti di due imprenditori del palermitano e di un 79enne di Marsala. Ai sensi della normativa antimafia sono stati messi i sigilli a complessi aziendali, terreni, quote di società, disponibilità finanziarie e veicoli, per un valore complessivo di oltre 6,6 milioni di euro. (LEGGI L'ELENCO COMPLETO)

Il primo caso riguarda l'imprenditore settantenne Antonino Vaccaro, originario di Chiusa Sclafani. Insieme altri imprenditori di Polizzi Generosa risultati esponenti di spicco della famiglia mafiosa locale, aveva acquisito e gestito attività economiche attraverso cui curare l’attribuzione indebita di diversi appalti pubblici e privati e di ristrutturazioni finanziate con fondi pubblici. Decisive le indagini finanziarie svolte dal nucleo di polizia tributaria del capoluogo che hanno fatto emergere l’esistenza di rapporti bancari su cui l'imprenditore era delegato ad operare, intestati ad una società amministrata da una terza persona, suo parente e dipendente di una cooperativa. Tali disponibilità sono state quindi ritenute il frutto del reimpiego di risorse ottenute tramite truffe aggravate ai danni dello stato ed associazione mafiosa, con conseguente sequestro dell’intero complesso aziendale e delle quote di questa società, oltre ai saldi attivi di tre conti correnti, per un totale di oltre 780 mila euro.

Il secondo provvedimento, emesso dalla prima sezione penale della corte di appello, è invece il frutto di indagini incrociate sulle disponibilità dirette o indirette del condannato, il 59enne palermitano Ruggero Vernengo, ritenute sproporzionate rispetto ai redditi dichiarati. L'uomo era stato già condannato nel 2010 a sette anni di reclusione, per associazione mafiosa, in quanto ritenuto "vicino" alla famiglia di Santa Maria di Gesù. Secondo le fiamme gialle il nucleo familiare in questione aveva infatti fonti di reddito ufficiali incompatibili con i beni immobili e mobili in loro possesso. E' stata così sequestrata un'azienda di distribuzione di carburanti, veicoli, disponibilità finanziarie per il valore complessivo di oltre 1,5 milioni di euro, ritenuti di provenienza illecita. I BENI SONO STATI DISSEQUESTRATI AD APRILE

L'ultima misura ha colpito l'imprenditore marsalese Antonino Bonafede, già sottoposto a sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno e condannato in via definitiva Corte di Appello palermitana per associazione mafiosa. E' stato ritenuto un "uomo d'onore" della famiglia di Marsala, coinvolta nel 2010 da un'operazione di polizia che ha colpito la rete dei presunti fiancheggiatori del latitante Matteo Messina Denaro. Già nel 2012 all'uomo erano stati sequestrati due appartamenti ed alcuni terreni agricoli per omessa segnalazione di variazioni patrimoniali, così come previsto dalla normativa antimafia. A seguito delle ultime indagini economico-finanziarie della Finanza, sono venute fuori ulteriori disponibilità risultate sproporzionate rispetto ai redditi ufficiali della famiglia. Sequestrate dunque due aziende agricole e di allevamento, nonché numerosi terreni nella periferia marsalese, per un valore complessivo di 4,3 milioni di euro.

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