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Mafia e giocate clandestine, spunta la signora delle scommesse: "Questa fa assai soldi"

Le intercettazioni emerse nell'operazione Falco (27 arresti) accendono i riflettori su un settore che a Santa Maria di Gesù lievita sotto il controllo di Cosa nostra. Il ruolo di "Sarina" - indicata come punto di raccolta delle scommesse - e il sistema per "acchiappare" soldi

Soldi, scommesse, mafia. Nel sottobosco dell'usura vivono le stesse modalità di intimidazione e minaccia. In cui domina Cosa nostra. Le intercettazioni emerse nell'operazione Falco che ha portato a 27 arresti negli scorsi giorni accendono i rifletti sul settore della raccolta delle scommesse, che a Santa Maria di Gesù prospera sotto il controllo (e grazie ai permessi) della mafia. Un contesto in cui si ritagliano un ruolo anche le donne. Il quadro delineato è assai interessante: gli esponenti di vertice della ‘famiglia’ (Salvatore Profeta, Natale Giuseppe Gambino), decidono di affidare ad un unica persona l’attività di raccolta e gestione delle somme versate dagli scommettitori ai singoli operatori orientandosi sui figli di Francesco Fascella (Salvatore e Filippo), già concretamente operativi in quel settore. Un deciso cambio di rotta perché la mafia adesso accentra una attività che sino a quel momento era sempre stata ‘diffusa’.

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Però il genero del vecchio boss Profeta, Francesco Pedalino, non ci sta: per lui i Fascella non meritano questo compito per avere peccato di egoismo. In passato infatti avevano fatto venire meno il loro sostegno economico alle famiglie dei detenuti ("Minchia la gente in galera ... non avevano rispetto per nessuno! Nel bisogno il rispetto glielo devi portare" è l'accusa captata in un'intercettazione). Così Salvatore Profeta, spalleggiato da Natale Salvatore Gambino, impartisce una lezione comportamentale e spiega quanto sarebbe sconveniente affidare un'attività, come quella della raccolta scommesse, a persone estranee alla ‘famiglia’ a discapito di altri sodali: insomma meglio mantenere rapporti non conflittuali con gli altri membri del clan, nonostante non fossero graditi sul piano personale (come i Fascella). Oltretutto l’affidamento dell’attività di gestione del settore delle scommesse ai Fascella non è a titolo gratuito, essendo stata stabilita in favore della ‘famiglia’ una percentuale del 5% sull’ammontare settimanale del monte scommesse, che i Fascella avrebbero dovuto consegnare personalmente, e senza tergiversare, a Francesco Pedalino.

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E' il giugno del 2015: Gambino e Profeta sono in auto e discutono, tra l’altro, dell’argomento che riguardava il gioco clandestino. Nel corso della conversazione citano tale Rosaria. Si tratta di Rosaria Ribaudo - la signora Sarina - che incassa settimanalmente circa 5 mila euro che le venivano recapitati al Villaggio Santa Rosalia. "Questa io... me lo avevano detto... questa fa assai gioco", commentano. La donna viene indicata come punto di raccolta delle scommesse. A Profeta che chiedeva a chi fossero versati i proventi di questa attività, Gambino risponde che il denaro veniva consegnato a persone del quartiere Villaggio Santa Rosalia ma, essendo le scommesse incassate nel loro territorio, ne rivendicava la destinazione in favore della famiglia di Santa Maria di Gesù. "Ma a noi che cazzo ci interessa del Villaggio - dice Gambino -. Lo fanno da noi altri ... e ce lo lascia qua da noi". A questo punto propone di convocare le persone coinvolte nella raccolta delle scommesse clandestine ("ora li cerchiamo a tutti a questi"). 

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Anche nel caso del Villaggio, come pure per la zona della via Oreto, Gambino indica Fascella come unico referente per la gestione del gioco clandestino, che avrebbe assicurato introiti pari al 5% della raccolta. Viene incaricato Antonino Palumbo di verificare la corrispondenza tra il denaro incassato dagli scommettitori e quello consegnato ai Fascella ("per non farci prenderci in giro da nessuno"). 
Gambino viene pizzicato in un'intercettazione mentre ricorda il periodo precedente al loro arresto durante il quale i Fascella erano privi di qualsiasi autonomia decisionale ("quando noi eravamo fuori, prima che loro andassero a pisciare ce lo dovevano fare sapere!" e, in virtù delle ferrea gerarchia mafiosa, dovevano comunicare preventivamente ogni loro spostamento o iniziativa. Proprio per agevolare il controllo sui Fascella, Natale Gambino alcune settimane dopo nominato sottocapo della famiglia di Santa Maria di Gesù, manifesta l’intenzione di inserirli alle dipendenze di Pedalino ("poi te li metto, poi te li metto sotto a te e loro quando hanno bisogno... si devono rivolgere a te").

Alcuni mesi dopo - il 21 ottobre 2015 - viene registrata un’altra conversazione fra Francesco Pedalino e Natale Gambino dalla quale emergeva, tra l’altro, l’avvenuto affidamento della gestione delle scommesse clandestine ai figli di Francesco Fascella. In particolare gli interlocutori prendevano visione di alcuni appunti relativi agli introiti delle giocate pari a 27 mila euro e, calcolata la percentuale imposta (5%) ottenevano l’importo di 1.350 euro ("eh… l’utile è… mille tre e cinquanta") che riguarda l’arco temporale di cinque settimane.  Pedalino afferma che avrebbe richiesto la consegna del denaro e Gambino lo invita a farsi recapitare anche le matrici delle scommesse raccolte da una non meglio indicata donna ("gli dici che ci porta i blocchetti a quella cristiana"). Un'altra protagonista in gonnella nel giro delle scommesse clandestine.

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