Mafia, dalla lotta per il potere al tribunale: rinvio a giudizio per 44 boss e gregari
Tra gli imputati anche Gian Battista Ciulla, ritenuto a capo della cosca di Monreale e costretto a lasciare la Sicilia per evitare la vendetta del clan. Ire nate per denaro e perchè avrebbe avuto una relazione con la moglie di un carcerato
Il pm Amelia Luise ha chiesto il rinvio a giudizio di 44 tra presunti boss, gregari ed estortori delle famiglie mafiose di Monreale e San Giuseppe Jato.
Tra gli imputati anche Gian Battista Ciulla, ritenuto a capo della cosca di Monreale costretto a lasciare la Sicilia per evitare la vendetta del clan. Ire nate per denaro e onore. Avrebbe rubato i soldi dalle casse della "famiglia", mostrato poco interesse per le attività criminali disertando i summit e, cosa forse ancora più grave, avrebbe intrecciato una relazione amorosa con la moglie di un carcerato. Comportamenti che la cosca riteneva gravi violazioni delle "regole" di Cosa nostra e che aveva deciso di punire.
Dall'inchiesta è venuto fuori anche che dopo la fuga di Ciulla la successione al vertice sarebbe stata decisa in un summit organizzato a febbraio del 2015 tra i boss di mafiose di Monreale e San Giuseppe Jato.Francesco Balsano, nipote del capomafia, sarebbe stato designato per la sostituzione. Anche per lui è stato chiesto il processo. Ma nel corso del vertice,a cui presero parte Girolamo Spina, Vincenzo Simonetti e Ignazio Bruno per il mandamento di San Giuseppe Jato, Salvatore Lupo e Francesco Balsano per quello Monreale - per tutti il pm ha chiesto il giudizio- si decisero anche le sanzioni per i fedelissimi di Ciulla.