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“Le ha detto 'domani mamma vengo'", Riina ammette: Borsellino controllato

Altri particolari inquitanti emergono dalle intercettazioni, depositate al processo sulla trattativa, tra il boss corleonese e il compagno di cella Lorusso. "Lui va a suonare e si spara la bomba lui stesso. E' troppo forte questa"

“Le ha detto 'domani mamma vengo'". La mafia teneva sotto controllo Paolo Borsellino e la sua famiglia. E’ questo il particolare inquietante che viene fuori da un’intercettazione in carcere mentre Totò Riina parla ad un compagno di cella Alberto Lorusso. “Sapevamo dove andare perché le ha detto 'domani mamma vengo'”, racconta il boss, riferendo le parole dette dal magistrato alla madre. "Questa del campanello però è un fenomeno...Questa una volta il Signore l'ha fatta e poi basta. Arriva, suona e scoppia tutto". E' un pezzo della conversazione intercettata in cui Riina racconta che a innescare l'esplosione che uccise Paolo Borsellino fu lo stesso magistrato, suonando al citofono in cui era stato piazzato un telecomando. La conversazione - il cui contenuto era noto, ma non il testo - è stata depositata al processo sulla "trattativa".

"Il fatto che è collegato là è un colpo geniale proprio. Perchè siccome là era difficile stare sul posto per attivarla... Ma lui l'attiva lo stesso", commenta Lorusso il 29 agosto del 2013. Il boss detenuto racconta di avere cercato di uccidere Borsellino per anni. "Una vita ci ho combattuto - dice - una vita... Là a Marsala (Borsellino lavorava a Marsala)". "Ma chi glielo dice a lui di andare a suonare?" si chiede Riina. "Ma lui perchè non si fa dare le chiavi da sua madre e apre". "Minchia - racconta - lui va a suonare a sua madre dove gli abbiamo messo la bomba. Lui va a suonare e si spara la bomba lui stesso. E' troppo forte questa".

Secondo gli inquirenti Cosa nostra avrebbe predisposto una sorta di triangolazione: un primo telecomando avrebbe attivato la trasmittente, poi suonando al citofono il magistrato stesso avrebbe inviato alla ricevente, piazzata nell'autobomba, l'impulso che avrebbe innescato l'esplosione.

“Ma mannaggia - prosegue Riina parlando durante l'ora d'aria sempre con Lorusso - Ma vai a capire che razza di fortuna. Alle cinque mi sono andato a mettere lì”. "Quello senza volerlo - spiega il capomafia corleonese - le ha telefonato". "Troppo bello: sapevo che ci doveva andare alle cinque. Piglia, corri e mettigli un altro sacco", continua Riina facendo intendere, secondo gli inquirenti, che dopo avere sentito la conversazione tra Borsellino e la madre, evidentemente intercettati dalla mafia, si affrettò a imbottire la 126 usata come autobomba con un altro sacco di esplosivo.

"Minchia come mi è riuscito", aggiunge. Pesanti, poi, i giudizi espressi dal Capo dei capi sulla sorella del magistrato ucciso, Rita: "Una disgraziata - dice a Lorusso - la vedi inviperita nel telegiornale, quanto è inviperita la disgraziata, non ha digerito la morte di questo suo fratello che ci ha suonato il campanello a sua madre".

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