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Guerra di mafia, boss di Tommaso Natale strangolato: ricostruito l'omicidio Spatola

Dopo 11 anni i carabinieri hanno fatto luce sul delitto avvenuto nel 2006. Le rivelazioni dei pentiti incastrano i Lo Piccolo: furono loro a organizzare la trappola mortale. La faida tra famiglie, il ritorno degli "scappati" dagli Usa e l'uccisione per sbaglio di un pensionato

Era convinto di partecipare a un summit di mafia, tanto da aver portato con sé anche alcuni doni. Carne di coniglio e una bottiglia di whisky. In realtà quella era una trappola mortale: a distanza di più di 11 anni i carabinieri hanno risolto il caso dell'omicidio Bartolomeo Spatola, boss incontrastato di Tommaso Natale. Strangolato e ucciso a 72 anni il 18 settembre del 2006 tra Montelepre e Giardinello e poi seppellito all’interno di un terreno di Villagrazia di Carini. Individuati mandanti ed esecutori: si tratta di Salvatore Lo Piccolo, 75 anni, il figlio Sandro (42) e Andrea Adamo (51). I carabinieri del nucleo investigativo hanno eseguito un provvedimento restrittivo emesso dal Tribunale su richiesta della Procura distrettuale antimafia di Palermo

Chiamato "Lino", nell'ambiente Spatola era considerato uno dei vecchi "mammasantissima". Il giorno della scomparsa si trovava in casa, a Tommaso Natale: disse alla sorella che sarebbe mancato per qualche ora. Poi però svanì nel nulla, mettendo in agitazione magistrati ed inquirenti che ricollegarono sin da subito questa sparizione a una possibile nuova guerra di mafia. Intuizione che in effetti si è rivelata esatta. "Alla svolta nelle indagini - dicono i carabinieri - hanno contribuito le recenti dichiarazioni del neo collaboratore di giustizia Antonino Pipitone, uomo d’onore della famiglia mafiosa di Carini, e quelle dell’altro collaboratore Gaspare Pulizzi. I due hanno permesso di ricostruire il delitto".

"La decisione di uccidere Spatola - hanno continuato i carabinieri - era stata adottata da colui che all'epoca era il reggente del mandamento mafioso di San Lorenzo, Salvatore Lo Piccolo, e dal figlio Sandro. I due si erano convinti che Bartolomeo Spatola li avesse 'traditi' e si fosse avvicinato al loro rivale, Antonino Rotolo, capo del mandamento mafioso di Pagliarelli, nell’ambito di contrasti già esistenti tra le due fazioni e dovuti al rientro dagli Usa dei cosiddetti 'scappati', cioè coloro che avevano perso la seconda guerra di mafia e, per avere salva la vita, erano stati costretti ad allontanarsi dalla Sicilia".

La decisione dei Lo Piccolo di uccidere Spatola ebbe un risvolto ancora più tragico perché quasi un mese prima gli esecutori materiali scambiarono un innocente pensionato, Giuseppe D’Angelo, per la vittima designata, che così fu ucciso per sbaglio il 22 agosto 2006, mentre era seduto nei pressi di un fruttivendolo di Tommaso Natale. Ma Spatola - che nel frattempo si trovava in precarie condizioni fisiche ed era in cura con l’ossigeno per gravi patologie respiratorie - aveva i giorni contati. E così il 18 settembre venne prelevato nei pressi dello svincolo autostradale di Isola e portato da Gaspare Pulizzi, in sella a una moto, nei pressi del cimitero di Capaci. Là trovo Antonino Pipitone che condusse poi Spatola a Giardinello, in una casa di campagna abbandonata.

La vittima era convinta di partecipare ad un summit di mafia, tanto da aver portato con sé anche alcuni doni (carne di coniglio ed una bottiglia di whisky). Là trovò Sandro Lo Piccolo e Andrea Adamo. Il primo decise poi di allontanarsi. Mentre Adamo - che in quel momento era con Pipitone - strangolò Spatola con una corda. Così come ha rivelato proprio il pentito: “Lui non aveva la forza di stare neanche in piedi… era malato, aveva problemi di asma… aveva sempre il fiatone con l’asma… oltre l’età pure…”. "Poco dopo aver mangiato - dicono i carabinieri - gli indagati hanno fatto sparire il corpo sotterrandolo in un fondo in Viallagrazia di Carini. I resti di Spatola furono poi rinvenuti nel 2008 grazie alle rivelazioni di Pulizzi".

Lino Spatola era stato implicato in numerosi omicidi delle guerre di mafia degli anni '70 e '80 ed era stato condannato per mafia. Appena uscito dal carcere sembrava aver preso le distanze dai Lo Piccolo, allevati nel suo mandamento e poi cresciuti al punto da metterlo in ombra. Da qui la decisione di allinearsi ad Antonino Rotolo. Un cambio di rotta visto come un tradimento. Tale da innescare la trappola mortale organizzata dai Lo Piccolo.

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