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Processione tra i vicoli di Ballarò, la Madonna fa l'inchino al boss

Dopo i casi registrati in Calabria ed in Campania, non poteva mancare Palermo. La sfilata del Carmine ha reso onore ad Alessandro D'Ambrogio, in carcere da un anno, davanti all'agenzia di pompe funebri di sua proprietà, un luogo ritenuto simbolo di Cosa nostra

Quarant’anni, spregiudicato, temuto, rispettato anche dai mafiosi di spicco. A distanza di un anno dal suo arresto Alessandro D'Ambrogio, il boss di Porta Nuova, finito in manette nell'ambito dell'operazione Alexander, è ancora presente nella sua Ballarò. Il quartiere gli ha reso omaggio con un'altra processione shock. La statua della Madonna si è inchinata al covo di D'Ambrogio. A riportare la notizia è il quotidiano "La Repubblica". Dopo i casi registrati in Calabria ed in Campania, non poteva mancare Palermo.

Il boss D'Ambrogio adesso è detenuto in regime di 41 bis a Novara, ma è ancora rispettatissimo. Al punto che domenica scorsa la sfilata del Carmine gli ha reso onore davanti all'agenzia di pompe funebri di sua proprietà, un luogo ritenuto simbolo di Cosa nostra. Proprio qua infatti il padrino teneva i summit di mafia. La processione della Madonna del Carmine si sarebbe fermata, mentre la banda continuava a suonare. Una sosta di circa cinque minuti, tra la gente in festa.

D’Ambrogio era il “capo dei capi” del centro storico di Palermo. Una soffocante attività estorsiva. Mille minacce, nessuna denuncia (solo una), perché tutti lo temevano. E tutti si rivolgevano a lui, per qualsiasi cosa. Dallo sfincione, alle sigarette di contrabbando. Dai motori rubati ai dissidi familiari. Guerra e pace, seta e piombo. Deciso, determinato, sfrontato: D’Ambrogio fa ancora paura.

LA REAZIONE DEL SINDACO - "L'episodio appare inquietante e merita il più rigoroso accertamento. Accertamento da parte delle autorità ecclesiastiche palermitane, da anni impegnate a impedire inquinamenti di questo genere: ricordiamo tutti con affetto e gratitudine le parole che pronunciarono il cardinale Pappalardo e Papa Giovanni Paolo II, e che sono state ribadite con grande forza anche recentemente da Papa Francesco. Ovviamente ci dovrà essere un accertamento anche da parte degli inquirenti. E’ necessario grande rigore - ha concluso il sindaco - non solo per affermare la cultura della legalità, ma anche per rispetto alla fede, che è un valore così radicato nella realtà palermitana che non si può permettere a nessuno di snaturarlo".

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