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Mafia, un nuovo pentito rivela i segreti dei boss di Misilmeri

Salvatore Sollima, 44 anni, da alcuni giorni sta parlando con i magistrati. Le sue dichiarazioni hanno dato un aiuto importante alle indagini dell'operazione "Jafar", che ha portato a sette fermi. "Il titolare si inginocchiava..."

Dopo anni passati alla mercè dei boss, decide di cambiare vita e collaborare con le forze dell'ordine. Parla e con le sue dichiarazioni aiuta a ricomporre il quadro di cosa nostra in provincia di Palermo. Il nuovo pentito si chiama Salvatore Sollima, ha 44 anni ed è di Bagheria. E' lui che da alcuni giorni sta parlando con i magistrati e le sue dichiarazioni hanno dato un aiuto importante alle indagini che hanno portato stamani all'operazione "Jafar",  con l'arresto di sette persone tra Misilmeri e Belmonte Mezzagno.

Si è presentato ai magistrati di Palermo lo scorso 24 febbraio "manifestando - spiegano - il proprio intendimento di sciogliere ogni legame con il sodalizio mafioso di cui ha fatto parte, specificando di aver maturato la volontà anche e soprattutto al fine di garantire un futuro sereno e libero dal crimine a se stesso e alla propria prole". Sollima è sposato a ha una bambina di sette anni.

I magistrati spiegano che "nel primo interrogatorio oltre a rivelare la propria responsabilità in relazione a una molteplicità di gravi reati per i quali non era neppure indagato, così dimostrando la serietà e la sincerità della propria volontà di collaborazione, ha fornito immediatamente dichiarazioni che permettono di far luce sull'organigramma mafioso di molteplici territori tra cui quello del mandamento di Misilmeri. Peraltro le dichiarazioni di Sollima trovano da subito pieno riscontro nell'attività investigativa del comando provinciale carabinieri di Palermo"

Sollima ha ricostruito i primi passi mossi all'interno dell'organizzazione: “Persone che conoscevo da tempo, mi chiedevano di entrare a fare parte della famiglia mafiosa di Villabate”, poi “dopo un periodo di riflessione decidevo di mettermi vicino a La Rosa (Giovanni La Rosa, arrestato qualche mese fa ndr). Un giorno tra Villabate e Ficarazzi, vicino ad un grande supermercato avevano appena avviato un autolavaggio. Io e Giovanni La Rosa ci siamo recati all'autolavaggio, io sono restato in macchina mentre Giovanni chiedeva al titolare dell'autolavaggio se era autorizzato da Cosa nostra. Lui sosteneva che era autorizzato anche se a noi non risultava. Dopo qualche altro giorno il titolare dell'autolavaggio veniva a trovarci e si inginocchiava davanti a Giovanni La Rosa chiedendogli di autorizzarlo ad aprire ma non gli veniva concessa. Poi, nel giugno 2014, La Rosa e Terranova venivano arrestati insieme ad altri mafiosi di Bagheria, tra i quali Atanasio di Ficarazzi”.

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