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Giovedì, 28 Marzo 2024
Mafia

L'assistente parlamentare in affari coi boss voleva cambiare casacca: "Grasso rompe i cog..."

Antonello Nicosia, l'esponente Radicale fermato per associazione mafiosa, era assistente di una deputata allora militante nel partito guidato dal senatore palermitano e al capomafia di Sciacca confidava i suoi timori: "Se si informano per bene mi brucia..."

Antonello Nicosia, l'esponente Radicale fermato lunedì per associazione mafiosa insieme ad altre quattro persone, tra le quali il presunto capomafia di Sciacca Accursio Dimino, voleva cambiare "casacca", cercare nuovi sponsor politici. Era infatti assistente parlamentare di Giusy Occhionero ex Liberi e Uguali (oggi Italia Viva ndr) ma temeva il senatore palermitano e leader della formazione politica Pietro Grasso: "Quello mi brucia, certo che mi brucia …". E' quanto emerge dalle intercettazioni fatte dagli inquirenti. L'inchiesta - denominata Passepartout - è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia con il procuratore Francesco Lo Voi, l’aggiunto Paolo Guido e i sostituti Geri Ferrara e Francesca Dessì. 

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"Nicosia, a un certo punto, si persuadeva che, al fine di realizzare i propri ambiziosi (e illeciti) progetti occorreva ricercare nuovi sponsor politici, anche in ragione del fatto che i rapporti con la Occhionero lo avrebbero inevitabilmente associato al gruppo politico capeggiato dal senatore Pietro Grasso (come noto leader di Liberi e Uguali), il che lo avrebbe messo in difficoltà con l’associazione mafiosa", scrivono i magistrati della Dda di Palermo.

E' il 28 febbraio del 2019 quando viene intercettata la conversazione, all’interno di un'autovettura, tra Nicosia e Dimino. " ... Voglio fare cambio io, voglio cambiare deputata -  dice l'assistente parlamentare non sapendo che le sue parole erano sentite dagli inquirenti -. Io sono Radicale e resto Radicale però siccome collaboro alla Camera come consulente di una deputata di Grasso".

"Dimino - stando a quanto viene ricostruito nel provvedimento di fermo - metteva in guardia l'altro circa i rischi dei rapporti fra Nicosia e la 'deputata di Grasso'. La riconducibilità del parlamentare direttamente al senatore Pietro Grasso avrebbe comportato - prosegue la ricostruzione della Dda di Palermo - il rischio di avere rapporti con un ex magistrato notoriamente impegnato, professionalmente e politicamente, sul fronte antimafia".  "Ah, di quelli… attento …", dice il boss.

"Nicosia - spiegano i magistrati - condividendo le preoccupazioni di Dimino, concordava sull’opportunità di avere rapporti, invece, con deputati di Forza Italia, giudicati da Dimino 'più garantisti' e 'più liberisti'" . "Entrambi convenivano che un’altra delle ragioni per le quali si rendeva ormai necessario per il Nicosia 'cambiare casacca' era che il senatore Grasso potesse scoprire - scrivono ancora i magistrati della Dda - il suo pesante trascorso giudiziario e, dunque, non solo estrometterlo da qualsiasi incarico e collaborazione con il deputato Occhionero ma 'farlo fuori' da ogni ambiente politico".

"Quello (Grasso ndr) - dice Nicosia - rompe i coglioni quello""Quello, poi, quando gli comunicano una cosa di queste - rincara la dose Dimino - oppure ti ehm… piglia, ti brucia". E ancora Nicosia: "Se, se, se, se s'informano bene e s'informano ehm... Mi brucia, certo che mi brucia".

"A quel punto Nicosia rivelava a Dimino - scrive la Dda di Palermo - che già si stava 'muovendo' proprio nel timore che, da un momento all’altro, Grasso potesse 'informarsi' e scoprire, oltre alla propria adesione al movimento politico dei Radicali, ideologicamente distante dal partito del senatore Grasso, 'altre cose'". 

Fonte AgrigentoNotizie.it

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