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"Lo dobbiamo 'struppiare' al palermitano? Ci tiriamo 4 'scopettate' nella macchina..."

Nicolò Orlando aveva "pensato" a un attentato per punire Gaetano Billitteri, pregiudicato di Villabate, "colpevole di aver dato 50 euro falsi a un macellaio". E' uno dei retroscena che emerge nell'ambito dell'operazione Cupola

"Lo dobbiamo struppiare al palermitano? Ci andiamo con la scopetta e ci tiriamo quattro scopettate nella macchina". L'"idea" porta la firma di Nicolò Orlando che progettava così di fare un attentato nei confronti di Gaetano Billitteri, pregiudicato di Villabate, a causa delle sue condotte illecite commesse (ovvero spendita di monete false e altri delitti comuni). Un omicidio a colpi d’arma da fuoco per punire Billitteri. I carabinieri, coordinati dalla direzione distrettuale antimafia di Palermo, lo hanno ricostruito nelle carte dell’inchiesta che ha documentato la riorganizzazione della Cupola di Cosa Nostra.

Tra i fermati c’è anche Nicolò Orlando, palermitano, di 52 anni. Per gli inquirenti, infatti, sarebbe stato “affiliato alla cosca di Misilmeri”. E alla cosca di Misilmeri, come è emerso dalla indagini, sarebbero stati affiliati pure Pietro Merendino e Domenico Nocilla. Ed è intercettando proprio questi ultimi che i carabinieri vengono a sapere che “Orlando aveva prospettato l’opportunità di eseguire un attentato mediante l’uso di un’arma da fuoco”.

In una conversazione del 18 settembre del 2017 Merendino parla con Nocilla. Nel mirino c'è "la scadente figura criminale di Billitteri". Merendino rivela che Orlando, prima di partire per Roma, aveva espresso la volontà di esplodere, a mo’ di avvertimento, quattro scopettate nella macchina del palermitano, reo di aver piazzato una banconota falsa al macellaio Giuseppe Vasta (“quando fu di tannu… e allora non ti nascondo una cosa io lo sai con te… te lo dico papale papale… Nicola prima di salirsene… dice: lo dobbiamo “struppiare” al palermitano? Nicola non…non lo può vedere quello… ci dissi: E come lo vuoi struppiare? … dice: Ci andiamo con la scopetta e ci tiriamo quattro scopettate nella macchina” … “con la scopetta un altro bordello dovete fare … tu lo vuoi struppiare?". 

Il palermitano” è in realtà un “pregiudicato di Villabate” che per gli inquirenti sarebbe stato un uomo “dell’entourage di Nocilla e di Vincenzo Ganci”, anche quest’ultimo “affiliato alla famiglia mafiosa di Misilmeri”. Secondo i membri della cosca, il palermitano avrebbe comprato della carne con cinquanta euro falsi. Il macellaio se ne sarebbe accorto e quindi lamentato con Nicolò Orlando. “Quello con il motorino ci andò a inchiummare cinquanta euro a Vasta”, dice Merendino. Per gli affiliati Billitteri è reo di aver intrapreso un’attività illecita senza il benestare del gruppo. Un’attività illecita che avrebbe potuto far diffondere tra le fila della consorteria cattive voci sul conto del cosca. "Maldicenze – spiegano i carabinieri – che, se riportate a Salvatore Sciarabba, già a capo del mandamento di Misilmeri-Belmonte Mezzagno, avrebbero potuto causare ripercussioni sulla loro figura criminale". Merendino a Nocilla: “Parliamo di dignità, di onore e di rispetto”. I due commentavano come le figure di Ganci e di Billitteri, per via delle numerose truffe messe a segno in paese, fossero ormai invise all’intera comunità ("Ogni giorno combinano cose"... "Ormai sono “ciarati ra buffa”).

Della sparatoria ai danni del "palermitano", Nicolò Orlando ne parla pure con Nocilla: "E' un locco. Ci stavamo preparando per struppiarlo, ma a struppiarlo no a lui. Fargli un segnalieddu (intimidazione, ndr) per fargli capire che non si fanno certe cose”. Ma alla fine le quattro “scopettate” a mo’ di avvertimento non vennero esplose. “Nicola (Nicolò Orlando, ndr) non lo può vedere a quello – rivela Merendino a Nocilla -. Poi è partito (presumibilmente per Blera, ndr) e non se n’è fatto più niente, ma quello ce l’ha sullo stomaco e non aveva torto che prima di andarsene lo voleva far spaventare". Ma poi e sia Merendino che Nocilla mettono un veto all’omicidio: “No, non lo dobbiamo fare”. E alla fine l'attentato non si materializza.

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