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Giovedì, 28 Marzo 2024
Mafia Bagheria

Operazione Argo, cent'anni di carcere per i presunti boss di Bagheria

Con la sentenza del gip Wilma Mazzara si conclude il processo, con rito abbreviato, che vedeva imputate ventuno persone tra boss, gregari e taglieggiatori. Assolti dalle accuse Michele Cirrincione e Vincenzo Gagliano. L'operazione dei carabinieri risale al 2013

Raffica di condanne per il clan di Bagheria. Si è concluso il processo Argo, celebrato con il rito abbreviato, con la sentenza del giudice per l'udienza preliminare Wilma Mazzara. Ammontano a circa un secolo di carcere le pene inflitte ai ventuno (LEGGI I NOMI), tra boss, gregari e taglieggiatori, accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, rapina, detenzione di armi e danneggiamento (LE INTERCETTAZIONI). Assolti Michele Cirrincione e Vincenzo Gagliano.

LE CONDANNE - Roberto Aruta (2 anni), Salvatore Bruno (8 anni e 7 mesi), Giuseppe Carbone (4 anni), Lorenzo Carbone (2 anni e 10 mesi), Raffaele Catanzaro (1 anno e 4 mesi), Francesco Centineo (10 anni e 6 mesi), Giacinto Di Salvo (12 anni), Sergio Flamia (5 anni e 8 mesi), Salvatore Fontana (4 anni e 4 mesi), Vincenzo Gennaro (3 anni), Silvestre Girgenti (10 anni), Vincenzo Graniti (10 anni), Umberto Guagliardo (6 anni), Rosario La Mantia (14 anni e 6 mesi), Salvatore Lauricella (14 anni), Pietro Liga (10 anni e 6 mesi), Francesco Lombardo (14 anni), Driss Mozdahir (12 anni), Rosario Ortello (un anno), Nicola Pecoraro (un anno), Raffaele Purpi (3 anni), Michele Rubino (1 anno e due mesi), Antonino Zarcone (2 anni e 6 mesi), Pietro Tirenna (4 anni e 8 mesi).

Si tratta del processo nel quale Antonino Zarcone decise di pentirsi facendo delle dichiarazioni spontanee. Affermò di essere stato, sino al 2011, capo del mandamento di Bagheria e proseguì raccontando numerosi dettagli che hanno permesso alla Procura palermitana di rafforzare l'impianto accusatorio nei confronti degli imputati. L'operazione del 2013, condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Palermo e dei Ros, coordinati dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dai sostituti Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli, aveva permesso di sgominare l'organizzazione della storica roccaforte di Cosa nostra. In manette finirono gli esponenti di spicco di Villabate, Ficarazzi e Altavilla Milicia, sequestrando inoltre un patrimonio da 30 milioni di euro (IL PATRIMONIO SEQUESTRATO).

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