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Scommesse, nomadi e il multisala nell'ex Coca Cola: i nuovi orizzonti della mafia

I ruoli di Vito Galatolo, capo dell'Arenella che vive a Mestre e si fa portare il pesce a domicilio, e Mimmo Biondino, boss di San Lorenzo. Sono alcuni dei retroscena emersi nell'ambito della maxi operazione antimafia che ha portato a 95 arresti

La nuova frontiera di Cosa nostra? Le scommesse sportive. E' solo uno dei tanti retroscena emersi nell'ambito della maxi operazione antimafia che questa mattina ha smantellato i clan di Resuttana, Arenella, San Lorenzo e Tommaso Natale (NOMI ARRESTATI). Un'attività capillare alimentata da continui taglieggiamenti a commercianti e imprenditori dei quartieri della zona occidentale della città. Minacce, estorsioni, danneggiamenti. Come quelli ai danni della ditta che lavora all'interno dell'ex Coca-Cola, a Tommaso Natale, ovvero il nuovo cinema multisala. (LE INTERCETTAZIONI: VIDEO)

GALATOLO - Uno dei personaggi di spicco è Vito Galatolo, dell'Arenella. Fa il protagonista anche da Mestre, dove è costretto a un soggiorno obbligato. Dal Veneto Galatolo controllava i suoi affari in Sicilia. Dopo le indagini e i sequestri nel porto di Palermo le società erano state spostate al Nord. Lui amava il pesce, al punto che i suoi 'picciotti', secondo i magistrati, insieme alle cassette di triglie e orate gli portavano i conti del pizzo e degli affari. Gli arrivano 600 mila euro in contanti al mese. Soldi che ricicla nel dorato mondo delle scommesse sportive. Galatolo è un "malato" di scommesse. Mette sul piatto 660 mila euro, ne guadagna 590. Un piano riuscito perché l'obiettivo è quello di ripulire i soldi sporchi.

Operazione "Apocalisse", gli arresti della polizia

BIONDINO - A San Lorenzo e Tommaso Natale c'è invece Mimmo Biondino: ha assunto il compito di riorganizzare il mandamento assumendone la guida nel 2011, dopo l'arresto del boss Giulio Caporrimo. Il nuovo boss evitava l'uso del telefono cellulare e limitava al massimo quello della sua abitazione per i contatti con gli affiliati e per partecipare agli incontri aveva adottato un sistema particolare: senza alcun apparente preavviso veniva prelevato, mai nello stesso luogo ed in genere mentre camminava a piedi per le vie del suo quartiere, da soggetti diversi. E' Biondino che decide le nomine degli altri quartieri. Dallo Zen alla Marinella.

Operazione "Apocalisse", gli arresti dei carabinieri

LE NOMINE - I mandamenti - secondo quanto disposto da Biondino - erano così distribuiti: Silvio Guerrera era il reggente della famiglia mafiosa di Tommaso Natale-Cardillo, Tommaso Contino di quella di Partanna Mondello, Sandro Diele di Pallavicino-Zen, arrestato il 7 giugno dell'anno scorso, è stato poi sostituito da Onofrio Terracchio, mentre Gioacchino Favaloro ha preso il posto di Giuseppe Battaglia come responsabile del quartiere Sferracavallo, Gaetano Ciaramitano è risultato responsabile del quartiere Marinella e Francesco Caporrimo, padre di Giulio, ha mantenuto un ruolo di prestigio all'interno della famiglia mafiosa di Tommaso Natale.

PALLAVICINO-ZEN - Tra i 95 arrestati c'è anche Sandro Diele, boss della nuova famiglia mafiosa di Pallavicino-Zen. Un uomo nuovo, aggueritissimo, pure nella gestione della droga. Ha "fame" di arrivare e ha orizzonti più rivoluzionari. Al punto da cercare accordi con i rom del campo nomadi che ricade nel territorio del suo clan. Uno di loro, Avni Kpuzi, gli offre la propria disponibilità ad effettuare atti intimidatori per conto di Cosa Nostra. Un progetto però non andato in porto per vari motivi.

LA VENDETTA - E un capitolo a parte merita il nuovo mandamento Pallavicino-Zen, elevata a famiglia mafiosa per la prima volta. A capeggiarla c'è appunto Diele. La nuova famiglia annoverava tra le sue fila alcuni tra i più speitati emergenti, come Onofrio Terracchio, che gli inquirenti accusano dell'attentato ai danni dell'ex collaboratore di giustizia Raimondo Gagliano. Questi, dopo una lunga assenza da Palermo, era tornato ad abitare nel quartiere Zen. Un affronto per Diele, che proprio per le rivelazioni di Gagliano aveva subito una condanna. Dunque il boss prima gli aveva rivolto una macabra intimidazione facendogli trovare davanti casa una testa di capretto con dei proiettili conficcati negli occhi, poi ha pianificato il suo omicidio. Sei colpi d'arma da fuoco contro gli infissi della abitazione di Gagliano, e un omicidio sventato solo grazie all'intervento dei carabinieri.

MESSINEO - Visibilmente soddisfatto il procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo: "E' un'operazione molto importante e di grande complessità soprattutto perché riguarda i territori di San Lorenzo e Resuttana, controllata prima dai Lo Piccolo e poi passata di mano in mano. Per il momento dovrebbe avere messo in sicurezza l'area ma la lotta alla mafia è fatta di singole battaglie". Che poi fa un cenno alla ritrovata sintonia tra le varie forze di polizie: "E' finito il tempo delle contrapposizioni e delle rivalità...".

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