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La raffica di proiettili, una morte nell'oscurità: 40 anni fa l'omicidio dell'avvocato Ugo Triolo

Fu ucciso dalla mafia, era il 26 gennaio 1978: tra i primi ad arrivare sul posto fu Mario Francese, eliminato da Cosa nostra a un anno esatto di distanza. Le indagini non hanno accertato con esattezza il movente del delitto ma hanno chiarito che Triolo non intendeva sottostare ad alcun ricatto

Quaranta anni fa la mafia uccideva l’avvocato Ugo Triolo. Era il 26 gennaio 1978. L'omicidio avvenne in via Cammarata, a Corleone. Triolo, vice pretore onorario di Prizzi ha appena premuto il bottone del citofono di casa quando, da dietro, qualcuno lo chiama. Il professionista si volta: due killer lo freddano con nove colpi di P 38. Moriva così Ugo Triolo, uomo integerrimo che non aveva mai avuto nessun riguardo per i boss. Da quel lontano 26 gennaio 1978 non si sa più nulla di questo omicidio: dimenticato.

Le indagini non hanno accertato con esattezza il movente del delitto. Hanno però chiarito che Triolo - che a Corleone era considerato il simbolo della giustizia - non intendeva sottostare ad alcun ricatto. Qualcuno in passato ha ipotizzato che l'avvocato era stato assassinato perché non aveva voluto cedere ai mafiosi un suo terreno. Triolo era proprietario di un vasto appezzamento di terra nel vallone Poggio San Calogero, le cui acque avrebbero dovuto alimentare la diga di Piano Campo, sui quali aveva messo gli occhi la mafia corleonese. Ma a distanza di 40 anni la morte di Triolo è rimasta nell'oscurità. Ciò che è sicuro è che è una vittima della mafia, come ha scritto il gip di Caltanissetta.

Tra i primi ad indagare sull’omicidio fu il cronista del Giornale di Sicilia Mario Francese, ucciso dai Corleonesi esattamente un anno dopo, il 26 gennaio del 1979. Per ricordare entrambe le figure i Comuni di Corleone e Palermo ed il comitato “26 gennaio” organizzano oggi alle 10.30 un incontro nella chiesa di Sant’Andrea in via Cammarata con il commissario straordinario Giovanna Termini, il prefetto Antonella De Miro, don Luigi Ciotti, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il giornalista Francesco Viviano, già procuratore aggiunto Leonardo Agueci, Dario e Fabrizia Triolo (figli del pretore ucciso), Giulio Francese (figlio di Mario, nonché presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia), il docente Girolamo Lo Verso e Pippo Cipriani. Nel 2001 proprio Cipriani - allora sindaco di Corleone - chiese alla magistratura di riaprire il caso. 

All’iniziativa hanno aderito l’Università di Palermo, Libera, l’Ordine dei giornalisti, il Consorzio Sviluppo e legalità, la Cgil, l’Unione magistrati onorari, il Cidma, il Rotary club Corleone, l’associazione Laboratorio della legalità, il Centro culturale “Il Germoglio”, il consiglio dell’Ordine degli avvocati di Termini Imerese, Legambiente Corleone e gli istituti scolastici “Don Calogero Di Vincenti” di Bisacquino e “Don Colletto” di Corleone. 

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