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Venerdì, 29 Marzo 2024
Mafia

"Mafia e 'ndrangheta unite per le stragi degli anni '90": nuovo arresto per Giuseppe Graviano

In manette oltre al capo mandamento del rione Brancaccio anche Rocco Santo Filippone, legato alla potente cosca calabrese dei Piromalli. I due sono ritenuti tra i mandanti degli attentati avvenuti contro i carabinieri tra il 1993 e il 1994 oltre lo Stretto. Perquisita la casa di Bruno Contrada

Un rapporto di collaborazione per eliminare quanti erano ritenuti "nemici" è stato stretto, negli anni '90, tra mafia e ‘ndrangheta. È quanto emerso dalle indagini della Dda di Reggio Calabria e stamani la squadra mobile ha eseguito l'ordine di arresto per Giuseppe Graviano, capo mandamento del rione Brancaccio di Palermo (già in carcere ndr.), e Rocco Santo Filippone, legato alla potente cosca di 'ndrangheta dei Piromalli di Gioia Tauro.  

Per entrambi l’accusa è di aver partecipato, dopo le stragi costate la vita ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e gli agenti di scorta, all'organizzazione di altri omicidi e tentati omicidi avvenuti in Calabria. In particolare, si contestano tre episodi. Il primo agguato nella notte tra il 1 e il 2 dicembre 1993, quando il commando composto da Giuseppe Calabrò, Consolato Villani (entrambi già condannati) e Mimmo Lo Giudice (deceduto), tentarono di uccidere due carabinieri a Saracinello con un mitra M12, senza riuscirsi e senza neanche ferirli; il secondo, il 18 gennaio 1994, quando con la stessa arma furono ammazzati sulla Salerno-Reggio Calabria, all'altezza di Scilla, gli appuntati Fava e Garofalo; il terzo, l'agguato ai due carabinieri Bartolomeo Musicò e Salvatore Serra, che non morirono ma rimasero gravemente feriti.

L'operazione è stata denominata "'Ndrangheta stragista". Gli attentati, secondo quanto spiegano gli investigatori, sono da inquadrare nel contesto della strategia stragista che ha insanguinato il Paese nei primi anni '90 e in particolare nella stagione definita delle "stragi continentali". Protagonista di quella stagione, secondo quanto emerso dalle indagini, non fu solo Cosa nostra, ma anche la 'ndrangheta. Gli attentati contro i carabinieri non vanno letti ciascuno in maniera singola e isolata, ma inseriti in un contesto di più ampio respiro e di carattere nazionale nell'ambito di un progetto criminale, "la cui ideazione e realizzazione è maturata non all'interno delle cosche di 'ndrangheta, ma si è sviluppata attraverso la sinergia, la collaborazione e l'intesa di organizzazioni criminali, che avevano come obiettivo l'attuazione di un piano di destabilizzazione del Paese anche con modalità terroristiche". 

Il ruolo di Riina

Sarebbe stato il boss Totò Riina, secondo gli inquirenti, a decidere di chiedere alla 'ndrangheta di cooperare alla strategia del terrore. Dopo il suo arresto nel gennaio 1993, seguito alle stragi di Capaci e Via D'Amelio, si tennero nell'autunno di quell'anno almeno tre importanti riunioni in Calabria tra mafiosi e 'ndranghetisti

Graviano e Filippone 

Giuseppe Graviano è considerato il capo del mandamento mafioso di Brancaccio, coordinatore delle cosiddette "stragi continentali" eseguite da Cosa Nostra. Attualmente è detenuto in regime di carcere duro. Il nuovo ordine di arresto gli è stato notificato in carcere.

Rocco Santo Filippone, 77 anni, è di Melicucco (RC) ed è considerato il capo del mandamento tirrenico della 'Ndrangheta all'epoca degli attentati ai carabinieri. La Dda di Reggio Calabria gli contesta anche il reato di associazione mafiosa "per essere, anche attualmente, l'elemento di vertice dell'articolazione territoriale della 'Ndrangheta, localmente denominata cosca Filippone - direttamente collegata alla più articolata e potente cosca Piromalli di Gioia Tauro  al quale sono demandati - si legge in una nota - compiti di particolare rilievo come quello di curare le relazioni e incontrare i capi delle altre famiglie di 'Ndrangheta al fine di dare esecuzione alle decisioni di maggior rilevanza criminale, deliberate dalla componente riservata della organizzazione mafiosa calabrese, come quelle di aderire alla strategia stragista di attacco alle istituzioni dello Stato, attuata in Calabria, negli anni '93 e '94, in sinergia con Cosa Nostra attraverso il compimento degli omicidi e tentati omicidi dei carabinieri, materialmente eseguiti da Giuseppe Calabrò e Consolato Villani".

Le perquisizioni

La procura di Reggio Calabria ha disposto anche una perquisizione in casa di Bruno Contrada, ex numero 2 del Sisde condannato per concorso in associazione mafiosa per il quale, nelle scorse settimane, la Cassazione ha revocato la condanna. "Ci aspettavamo ed era ampiamente prevedibile - ha detto il legale di Contrada,  Stefano Giordano - una reazione da parte di chi ha perso e non si rassegna a questa inesorabile sconfitta. Contrada è sereno - ha aggiunto il legale - e spera di non essere più disturbato nel sonno". Durante la perquisizione non sarebbe stato sequestrato nulla. 

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