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Miccoli indagato per estorsione, arrestato il figlio del boss Lauricella

In mattinata gli investigatori della Dia hanno bussato alla porta di Mauro Lauricella e di Gioacchino Alioto. Sono accusati di estorsione aggravata. L'ex capitano del Palermo avrebbe chiesto loro di riscuotere delle somme di denaro

La Dia di Palermo ha arrestato Mauro Lauricella, figlio del boss mafioso Antonino, e Gioacchino Alioto, con l'accusa di estorsione aggravata. Il provvedimento scaturisce dalle indagini a suo tempo finalizzate alla cattura del padre di Mauro Lauricella, che hanno consentito di documentare, tra l'altro, l'attività estorsiva condotta dal giovane nei confronti di un giovane imprenditore palermitano operante nel campo dello spettacolo e dell'intrattenimento.

Infatti, con il pretesto di recuperare un credito vantato da un ex fisioterapista del Palermo Calcio nei confronti di alcuni soci di una discoteca di Isola delle Femmine (Paparazzi ndr), i due arrestati estorcevano diverse migliaia di euro agli imprenditori intascando gran parte del denaro. Alioto è un personaggio la cui storia criminale ha inizio negli anni '70 e si consolida nella metà degli anni '80, quando viene inserito nel cosiddetto rapporto dei 366, scaturito dalle rivelazioni di Tommaso Buscetta, per associazione per delinquere semplice e di stampo mafioso, nonché per essere sospettato di aver partecipato ad una serie di rapine compiute nell'interesse delle famiglie Sinagra, Spadaro e Marchese. Da allora la sua carriera, nell'ambito dell'associazione mafiosa è proseguita senza interruzione attraverso la commissione dei reati di estorsione, traffico di stupefacenti, porto abusivo d'arma. Le indagini sono state coordinate dal procuratore aggiunto di Palermo Leonardo Agueci e dai sostituti Mazzocco e Bonaccorso.

L'inchiesta è quella che coinvolge anche l'ex giocatore del Palermo Calcio Fabrizio Miccoli. Lauricella e Alioto sono accusati di estorsione aggravata, stessa accusa che "tocca" il calciatore. La pagina nera di Miccoli è stata scritta nel giugno del 2013, quando l'ex rosanero venne intercettato durante una conversazione con l'amico Mauro Lauricella, al quale avrebbe commissionato di riscuotere dei soldi da qualcuno. I microfoni degli investigatori captarono una frase che fece tremare Palermo e il mondo del calcio nostrano: "Vediamoci davanti all'albero di quel fango di Falcone". Parole che lo portarono a essere rinnegato dai suoi tifosi e che lo fecero cadere in un tunnel di dispiaceri e insulti. "Mi fa male - aveva dichiarato - quando mi urlano mafioso dagli spalti".

I magistrati contestarono al bomber l'accesso abusivo al sistema informatico. Si ipotizzava che Miccoli avesse covinto il gestore di un centro Tim a fornirgli quattro schede, intestate ad altri clienti, una delle quali era finita proprio nelle mani di Lauricella junior. La parola fine su quella bufera venne messa dalla Procura, che avanzò a gennaio 2014 la richiesta di archiviazione con avviso di conclusione delle indagini. Ma le grane giudiziarie per Miccoli non sono finite: resta ancora indagato per estorsione aggravata dal metodo mafioso.

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