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"Contatti con i boss palermitani più pericolosi": resta in carcere il re delle scommesse

"Gravi indizi di colpevolezza": respinta la richiesta di scarcerazione per l’imprenditore Benedetto Bacchi, l'uomo su cui ruota la maxi operazione "Game over" messa a segno dalla polizia (31 arresti) lo scorso febbraio

Respinta la richiesta di scarcerazione per l’imprenditore Benedetto Bacchi per "gravi indizi di colpevolezza". Ha deciso così la Quinta sezione della Corte di Cassazione. Bacchi è l'uomo su cui ruota la maxi operazione "Game over", coordinata dal procuratore capo Francesco Lo Voi e dall'aggiunto Salvo De Luca, che lo scorso 1° febbraio ha portato a 31 arresti, disposti dal gip su richiesta della Dda.

L'ex boss Vito Galatolo lo ha descritto come colui "che si era preso Palermo" ("Questo si prese tutta Palermo, metteva tutto quello che voleva a Resuttana, alla Noce, a Pagliarelli, a Palermo Centro", disse in una telefonata intercettata). Bacchi, imprenditore di Partinico, non si era limitato solo al capoluogo. Sembrerebbe che vantasse circa 700 agenzie di scommesse in tutta Italia - con mire espansionistiche rivolte perfino alla Costa d'Avorio - con profitti netti quantificati nell'ordine del milione di euro mensili, grazie alla sua capacità di stringere accordi particolarmente vantaggiosi con Cosa nostra. Durante il blitz dello scorso febbraio furono sequestrate oltre 40 agenzie di scommesse. Le accuse vanno dal concorso esterno in associazione mafiosa al riciclaggio, dalla concorrenza sleale alla truffa allo Stato. Nel caso di Bacchi, i giudici supremi hanno bocciato la richiesta di scarcerazione per "gravi indizi di colpevolezza" già messi in evidenza dal Tribunale di Palermo.

In particolare "Bacchi era riuscito ad espandere il proprio potere nel settore delle slot machines e delle scommesse on line – si legge nelle motivazioni della Cassazione appena depositate – sino a diventare una sorta di monopolista di fatto, avendo avuto il placet delle più importanti famiglie di Cosa Nostra in tutto il territorio della città, così traendo dall’attività svolta in base ad una “società di fatto con l’organizzazione mafiosa” ingentissimi guadagni (circa 500 mila euro al mese), dai quali venivano scorporate le quote che Bacchi mensilmente pagava a ciascun capo famiglia per la protezione accordatagli".

Fino a sei mesi fa Benedetto Bacchi era il titolare della società maltese Phoenix Limited, che operava in Italia con il marchio B2875. Come riferisce Agipronews oltre alle intercettazioni, gli accertamenti documentali e societari e lunghe attività di indagine, a rafforzare gli indizi di colpevolezza sono state anche "le dichiarazioni accusatorie di vari collaboratori di giustizia, nei confronti dei quali è stato formulato un giudizio di attendibilità". I giudici hanno dunque escluso che Bacchi fosse stato obbligato a gestire l’attività per conto delle cosche, così come sostenuto dalla difesa dell’imputato: "Nessuno dei collaboratori di giustizia ha descritto l’indagato come costretto a pagare il “pizzo”, ma, al contrario, lo hanno indicato come beneficiario di “coperture” e delle “sponsorizzazioni” in Cosa Nostra, sotto la cui ala protettiva (e non già contro le pretese ostili) l’attività di impresa di Bacchi ha conosciuto una parabola ascendente". Bacchi rimarrà dunque in carcere a causa degli "stretti rapporti con i più pericolosi esponenti di vertice delle varie articolazioni territoriali di Cosa Nostra palermitana".

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