rotate-mobile
Giovedì, 28 Marzo 2024
Mafia

"Seppellitelo nel sacco": una guerra di mafia per comandare a Porta Nuova

Emergono inquietanti retroscena nelle pieghe dell'operazione dei carabinieri che ha portato a 8 arresti. Dopo la cattura del super boss D'Ambrogio viene designato come successore Giuseppe Di Giacomo, fratello di uno storico padrino. Ma la leadership dà "fastidio"

Gelosie, risentimenti, ordini, vendette. E' quello che emerge dall'operazione dei carabinieri che oggi ha portato a 8 arresti. Giuseppe Di Giacomo (ucciso un mese fa alla Zisa) era stato chiamato a raccogliere l'eredità del super boss, Alessandro D'Ambrogio, a capo della cosca di Porta Nuova, arrestato lo scorso luglio. Un predestinato. La nomina avvenne in fretta, senza troppi tentennamenti. (I NOMI DEGLI ARRESTATI)

A comunicare l'investitura fu il fratello, Giovanni Di Giacomo, personaggio carismatico e di grande caratura criminale, detenuto per scontare una condanna all'ergastolo e storico padrino, con queste parole: "...Ma poi c'è un'altra cosa che fuori non la sa nessuno, questa te la dico a te e a un certo punto dovrà venire fuori. A te ti abbiamo fatto noi altri", disse Giovanni Di Giacomo, non sapendo di essere intercettato, al fratello Giuseppe. E quello di Giovanni Di Giacomo si rivela un ruolo fondamentale. Consiglia al fratello come gestire la cosiddetta "cassa", puntualizzando che per il pagamento delle cosiddette "mesate" agli affiliati del mandamento era necessaria la somma complessiva di 11.500 euro: "... Sì ... allora ... ora ti dico una cosa ... a quello nostro ... gli devo mettere ... ogni mese ... ogni mese si devono mettere undici e cinque". (LE INTERCETTAZIONI - VIDEO)

Colpo a clan di Porta Nuova: otto arresti

Gli incontri tra i due fratelli sono fatti di fitte chiacchierate. Consigli, strategie, ordini: bisogna eliminare un mafioso che non ha rispettato le regole del clan. "Nel sacco... l'importante è che lo dovete seppellire, tutto qua è il discorso". Così Giovanni Di Giacomo "catecchizzava" il fratello. "Certo", rispose in un'occasione Giuseppe: "Quacina, quacina di sopra. Gli togliete i vestiti, le scarpe, hai capito? Quando viene il crasto battilo sempre in capo per evitare lo scruscio". La conversazione viene intercettata dai carabinieri.

Ma Giuseppe non fa in tempo a eseguire gli ordini del fratello. Perché quella di boss di Porta Nuova è una "poltrona" troppo ambita. Al punto da scatenare risentimenti da parte di altri mafiosi di rango. Che una volta scarcerati insidiano la leadership del momento. Così, il 12 marzo Giuseppe Di Giacomo viene ucciso in un agguato di mafia. Parte di riflesso un incontrollabile desiderio di vendetta da parte dei familiari. Giovanni Di Giacomo e il fratello Marcello progettano di uccidere coloro che ritengono responsabili del delitto. Gli investigatori però grazie ad una scrupolosa attività di indagine sono riusciti ad intervenire prima che esplodesse una vera e propria guerra di mafia.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"Seppellitelo nel sacco": una guerra di mafia per comandare a Porta Nuova

PalermoToday è in caricamento